190 posti a rischio

Dal Gruppo Wittur solo silenzio, i lavoratori della Sematic di Osio sciopereranno 8 ore

I dirigenti hanno annunciato la scelta di delocalizzare parte della produzione in Ungheria. Dopo l’audizione per il tavolo di crisi convocata il 30 settembre al Mise, il Ministero dello Sviluppo Economico, non si è saputo più nulla

Dal Gruppo Wittur solo silenzio, i lavoratori della Sematic di Osio sciopereranno 8 ore
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Dopo l’audizione per il tavolo di crisi convocata il 30 settembre al Mise, il Ministero dello Sviluppo Economico, i lavoratori della Sematic di Osio Sotto dal Gruppo Wittur non hanno ottenuto altro che silenzio. Restano quindi ancora appese a un filo e incerte le prospettive di lavoro di circa 190 persone dopo l’annuncio della dirigenza di delocalizzare parte della produzione in Ungheria. Per questa ragione domani, venerdì 11 dicembre, i dipendenti dello stabilimento di Osio Sotto incroceranno le braccia per otto ore, pari alla durata dell’intero turno di lavoro. La mobilitazione sarà accompagnata da un presidio davanti alla portineria dell’azienda, a partire dalle 7.15.

«I lavoratori sono fortemente preoccupati per il loro futuro occupazionale – sottolinea Claudio Ravasio della segreteria Fiom-Cgil provinciale -, oltre che per la penalizzazione economica dovuta alla Cigo “Emergenza Covid”, che l’azienda sta utilizzando impropriamente come conseguenza della scelta di spostare gran parte delle produzioni nello stabilimento ungherese. I lavoratori esigono delle risposte al più presto e non accettano questo comportamento di attesa da parte dell’azienda».

Le 8 ore di sciopero fanno parte di un pacchetto di 16 ore annunciato qualche giorno fa. In quell’occasione Ravasio aveva comunicato che i segnali colti alla Sematic non fossero buoni. «L’impressione è che l’azienda si stia svuotando, manca di produzione. I circa 190 operai e impiegati rimasti restano due o anche tre settimane in cassa integrazione ogni mese e questo ha forti ripercussioni sull’economia delle loro famiglie. Il Covid non c’entra nulla, qui i posti di lavoro sono a rischio per la scelta di delocalizzare».

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