Didattica a distanza

I dati che hanno spinto Regione a spostare al 25 gennaio il ritorno a scuola per le superiori

Come rivela l'Agenzia Dire, a inizio novembre, senza limitazioni, i casi di contagio tra ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni sono saliti a seicento ogni centomila abitanti, per poi calare drasticamente con la Dad

I dati che hanno spinto Regione a spostare al 25 gennaio il ritorno a scuola per le superiori
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Sulla riapertura delle scuola superiori regna una gran confusione. Quel che è certo, almeno per ora, è che in Lombardia non si tornerà in classe almeno fino al 25 gennaio, come deciso da Regione Lombardia. Ma se la situazione epidemiologica lombarda dovesse peggiorare, passando quindi da zona arancione a zona rossa, è possibile (se non probabile) che la data venga ulteriormente spostata più in là. Tutto questo dopo che il Governo aveva deciso che l'11 si sarebbe tornati alla didattica in presenza e dopo che, per l'ennesima volta, tutti gli attori del mondo scolastico e del trasporto locale avevano messo a punto un nuovo piano per portare i ragazzi a scuola riducendo per quanto possibile il rischio contagio.

Secondo quanto affermato dal presidente dell'Ordine dei medici di Bergamo e membro del Comitato tecnico scientifico della Regione Guido Marinoni all'Agenzia Dire, il fatto è che «si deve ancora lavorare sui trasporti per poter riaprire le scuole». Insomma, mancherebbe ancora un'organizzazione strutturale del sistema. E sebbene le scuole, di per loro, siano un luogo sicuro, il fatto che la didattica in presenza totale non aiuti il contrasto al contagio lo dimostrerebbero i dati.

Nel corso della riunione della Regione con il Cts tenutasi giovedì 7 gennaio, infatti, è stato esaminato un documento che ha di fatto convinto la Giunta a rimandare l'apertura degli istituti. Il report è stato redatto da un gruppo di lavoro dell'Associazione italiana di epidemiologia e mostra l'andamento dei contagi per fasce d'età dal 21 settembre al 20 dicembre 2020. In Lombardia, nella fascia tra i 14 e 18 anni, il numero di positivi pare aumentare esponenzialmente durante il mese di ottobre, quando le superiori avevano ripreso regolarmente le lezioni in presenza. Tra il 12 e il 18 ottobre, infatti, i contagi arrivano a circa trecento ogni centomila abitanti, per poi salire addirittura a più di seicento ogni centomila abitanti all'inizio di novembre. Poi, in coincidenza con le chiusure, il dato torna a diminuire: a fine novembre i positivi nella fascia d'età tra i 14 e i 18 anni sono duecento ogni centomila abitanti.

Come spiega l'Agenzia Dire, sarebbero stati proprio questi numeri a preoccupare la Giunta e a convincere il governatore Fontana a rinviare al 24 gennaio il ritorno in classe. Anche perché, sebbene non sia possibile certificare quando e dove questi ragazzi si siano contagiati, i dati rivelano comunque che in quella fascia d'età il virus si diffonde sensibilmente. Il tenere i licei chiusi, dunque, è stata considerata la scelta migliore in un momento in cui i dati complessivi non possono certo lasciarci tranquilli.

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