Confronto interno

Spaccatura in Noi Denunceremo per le critiche del vicepresidente alla Procura di Bergamo

Stefano Fusco ha criticato il ritardo con cui si sarebbero mossi i magistrati. «Il contenuto non è mai stato approvato prima della sua pubblicazione», dicono i legali e il responsabile della comunicazione Robert Lingard, che ha deciso quindi di lasciare il comitato

Spaccatura in Noi Denunceremo per le critiche del vicepresidente alla Procura di Bergamo
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Il responsabile della comunicazione Robert Lingard lascia il comitato “Noi Denunceremo”, che raccoglie i familiari delle vittime del Covid su un gruppo Facebook che conta oltre 70 mila componenti. La ragione di questa spaccatura è un messaggio pubblicato ieri, giovedì 15 gennaio, sui social dal vicepresidente Stefano Fusco e che faceva riferimento ai tempi dell’inchiesta in corso per epidemia colposa condotta dalla Procura di Bergamo. Un post dal quale il responsabile della comunicazione e il team dei legali che assiste il comitato si dissocia visto che «il contenuto – si legge in una nota - non è mai stato approvato prima della sua pubblicazione».

È notizia di ieri che la Guardia di Finanza per acquisire documenti necessari alle indagini ha bussato agli uffici dell’Ats di Bergamo, dell’Asst Bergamo Est e, soprattutto del Ministero della Salute. In particolare, le fiamme gialle si sono recate a Roma per ottenere la documentazione necessaria a chiarire se qualcuno abbia preparato bozze di aggiornamento dei piani pandemici italiani che però non sono mai state attuate o se al contrario, nessuno si sia mai posto il problema di aggiornarli nonostante le linee guida emanate dall’Oms.

Della questione dei piani non aggiornati si faceva riferimento in uno studio che era stato pubblicato e rimosso nel giro di 24 ore dal sito dell’Oms. Un rapporto diventato un documento chiave dell’inchiesta della Procura e che era stato portato all’attenzione dell’opinione pubblica e dei magistrati grazie all’azione del comitato dei familiari delle vittime. Il messaggio pubblicato su Facebook da Stefano Fusco, contestato da Robert Lingard e dal team di legali guidato da Consuelo, esprime però un giudizio critico rispetto al ritardo con cui i pubblici ministeri si sarebbero mossi dopo essere entrati in possesso dello studio.

«Ora, questo documento è stato prontamente consegnato alla Procura di Bergamo dai nostri legali come integrazione alla documentazione che accompagnava tutti i nostri esposti – si legge sulla pagina Facebook del comitato -. Eravamo a settembre, il 10 per la precisione. Oggi siamo al 14 di gennaio, sono passati più di quattro mesi. In questi quattro mesi le indagini sono proseguite, ma si è aspettato fino ad ora per acquisire dei documenti che potrebbero convalidare la tesi che da sempre sosteniamo. Gli anziani dicono “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” […]».

«Sono, lo ammetto, un po’ deluso - aggiunge - dal fatto che queste perquisizioni nascono principalmente dal clamore mediatico che molti programmi tv hanno suscitato. Io penso che, in 4 mesi, determinati soggetti possano aver cambiato a loro piacimento molte carte, per tenere quelle a loro più favorevoli; forse non tutte, ma molte».

«Ciò che è più grave è che la riflessione, a firma del vice-presidente del comitato, Stefano Fusco, è stata condivisa sul suo profilo anche dal presidente Luca Fusco», sottolineano in una nota stampa congiunta il team dei legali e il responsabile della comunicazione, che colgono l’occasione per testimoniare «totale supporto e stima per l’encomiabile operato svolto dalla magistratura che si è accollata il peso di una inchiesta titanica che non ha mancato di interessare il coinvolgimento dei vertici di Oms e Ministero della Salute».

«Che un comitato che si fregia del nome “Noi Denunceremo – Verità e Giustizia per le vittime di coronavirus” si permetta, anche solo con retropensieri, di mettere in dubbio la buona fede del lodevole operato della Procura fin qui svolto è francamente inaccettabile», conclude il comunicato stampa. Robert Lingard ha però precisato che, nonostante il dietrofront rispetto al comitato, continuerà a prestare il suo contributo all’inchiesta giornalistica e a quella condotta dai magistrati «attraverso la ricerca documentale così come sempre fatto con la precisione e la discrezione che ha sempre contraddistinto il suo operato fino ad ora».

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