di Giambattista Gherardi
Sono, purtroppo, settimane dense di anniversari e, giocoforza, di nostalgia. Un anno fa di questi tempi la Bergamasca e il resto del mondo entravano all’improvviso nel tunnel della pandemia e delle relative restrizioni. Un anno che i tifosi atalantini, pur fra grandi soddisfazioni, hanno necessariamente vissuto lontano dallo stadio e dai propri beniamini.
L’ultima partita giocata con il pubblico al Gewiss Stadium fu quella del 15 febbraio 2020, la bella vittoria dell’undici di Gasperini contro la Roma, battuta 2-1 con i gol di Palomino e Pasalic. Poi, il 19 febbraio, arrivò la notte magica a San Siro con il 4-1 contro il Valencia negli ottavi di Champions League che aprì le porte verso i quarti. Come detto, non sono certo mancati i risultati (e che risultati!), ma il clima da stadio quello sì e parecchio. Nessuna pay tv e nessun mini ritrovo a distanza potrai mai surrogare l’emozione dal vivo di “andare all’Atalanta”.
Sui social e attraverso i gruppi WhatsApp circolano video bellissimi che accrescono la nostalgia, ma ci sono anche “chicche” particolari che confermano a quale livello sia salita la nostra amata Dea. In questi giorni, sul seguitissimo canale YouTube Fanchant (quasi centomila followers) è addirittura apparso il karaoke degli inni intonati dalla Curva Pisani e da tutto lo stadio.
Fanchant è una pagina che, all’insegna dello slogan «ogni giorno è il giorno della partita», punta a «riunire tutti i supporters aiutandoli a sostenere le loro amate squadre mentre cantano e intonano canzoni incoraggianti». Per i colori neroazzurri, come per decine e decine di altri club di Europa e Sudamerica, la clip propone una serie di “classici”, con qualche perdonabile refuso nella traduzione in sovraimpressione che finisce per prestarsi a un vero e proprio karaoke.
Banditi i cori offensivi, anche se ci scappa un «A mezzanotte, uscite a mezzanotte!» non propriamente benaugurante per i rivali e un «Chi non salta è genoano 175. Tutti sperano che anche il karaoke in salsa neroazzurra sia solo un “diversivo” per ingannare l’attesa del ritorno allo stadio. Perché il tifo, soprattutto bergamasco, non conosce confini.