Quattro stupende opere bergamasche restaurate dalla Fondazione Creberg
Sono state riportate allo splendore originario le opere in forte deterioramento custodite in alcune parrocchie del territorio

Martedì 16 marzo è stato completato il restauro di quattro importanti opere, provenienti da diverse parrocchie bergamasche, che sono state ricollocate nei luoghi originari dopo il lavoro dei professionisti a Palazzo Creberg. Il lavoro rientra nell'iniziativa "Grandi Restauri", avviata nel 2008 dalla Fondazione Creberg, che a oggi ha riportato all'originaria bellezza ben 81 opere artistiche, per un totale di 117 dipinti, dato che molte delle prime in realtà sono polittici (pale d'altare con più scene raffigurate e accostate, ndr). Iniziativa che non si è arrestata nemmeno durante la pandemia.
«La nostra attività non si è mai fermata - spiega Angelo Piazzoli, Presidente di Fondazione Creberg e ideatore del progetto -; oltre alla comunicazione di contenuti culturali (mostre virtuali e docufilm), la Fondazione ha concentrato gli sforzi su progetti di ripristino, svolti in totale sicurezza, anche durante l’emergenza sanitaria. Infatti si è proseguito nell'azione di restauro di opere d’arte bisognose di cure, appartenenti a chiese e istituzioni del territorio, continuando a far sì che queste attività costituiscano occasioni di salvaguardia, di divulgazione, di arricchimento culturale per tutti».

Enea Salmeggia, Adorazione dei pastori, olio su tela, cm 180x130, Chiesa di Sant’Andrea Apostolo, Bergamo

Francesco Coghetti, Ritratto del vescovo Carlo Gritti Morlacchi, olio su tela, cm 200 x130, Cattedrale di Sant’Alessandro, Bergamo

Francesco Polazzo, San Pietro e Paolo con la Vergine e San Barnaba in adorazione della SS. Trinità, olio su tela, cm 320 x 210, Cattedrale di Sant'Alessandro, Bergamo

Giuseppe Poli, San Michele Arcangelo, olio su tela cm. 220x160, Cattedrale di Bergamo
Le quattro opere restaurate di recente sono l'Adorazione dei pastori (1599) di Enea Salmeggia (detto Talpino); i S. Pietro e S. Paolo con la Vergine e S. Barnaba in adorazione della Ss. Trinità di Francesco Polazzo, artista di fine Seicento, prima metà del Settecento; il Ritratto del Vescovo Carlo Gritti Morlacchi (1833) di Francesco Coghetti; il San Michele Arcangelo (1824) di Giuseppe Luigi Poli.
Ne l'Adorazione dei pastori del Talpino, la Vergine Maria osserva il suo bambino appena nato, mentre riceve in dono da un pastore di spalle un cesto di uova, simbolo della Resurrezione e dell'eterno ritorno alla vita. L'opera si trova nella Chiesa di Sant’Andrea Apostolo in Città Alta.
Nell'olio su tela dei S. Pietro e S. Paolo con la Vergine e S. Barnaba in adorazione della Ss. Trinità del Polazzo, il Santo Barnaba riceve dalla madonna e dagli altri due santi, rispettivamente con chiavi del Paradiso e spada a terra, il compito di evangelizzare la bergamasca, dall'alto l'investimento delle divinità con lo Spirito Santo. Si può ammirare nella Cattedrale di Bergamo.
Il terzo è un ritratto dell'omonimo vescovo ad opera di Coghetti, custodito nella Cattedrale. Infine il San Michele Arcangelo del Poli, sempre in Cattedrale, raffigurante l'angelo guerriero con spada e bilancia per il peso delle anime, con l'assoluta padronanza dell'artista del disegno anatomico.