Scontri Atalanta-Roma del 2014: condanne definitive per nove ultrà
I reati erano stati commessi nel corso dell'assalto ai tifosi romanisti vicino allo stadio, che aveva portato anche a un duro scontro con le forze dell'ordine

Il 14 aprile scorso sono state emanate le sentenze definitive nei confronti di nove ultrà dell'Atalanta, accusati e poi condannati per gli scontri con le forze dell'ordine avvenuti nella sera del 22 novembre 2014 quando, a seguito della sconfitta in casa contro la Roma per 1-2, avevano cercato di assaltare i pullman dei tifosi avversari, per poi aggredire gli agenti che glielo avevano impedito.
Infatti un primo assalto era stato tentato in via Baioni, nei confronti delle corriere che trasportavano i romanisti, appena usciti dallo stadio. Tuttavia si erano trovati di fronte al cordone della polizia, lì per evitare il peggio, che era però in seguito diventato il bersaglio della loro furia. Nel corso di questo episodio c'erano stati lanci di pietre, bastoni, bulloni e persino estintori: feriti cinque agenti con il lancio di una bomba carta al cui interno erano stati messi dei chiodi.
Un secondo scontro aveva avuto luogo poi in viale Giulio Cesare, con gli ultrà nei pressi del Baretto e gli agenti all’incrocio con via Lazzaretto. Alcuni tifosi erano stati fermati, e nove erano finiti a processo.
Nel 2017 il pm Giancarlo Mancusi, parlando di «organizzazione paramilitare», aveva chiesto condanne fino a tre anni per gli imputati, mentre la difesa contestava le procedure di identificazione dei loro assistiti. Nel 2019 c'erano state le condanne decise dal gup Marina Cavalleri. Due anni e quattro mesi per gli imputati Matteo Bonomi, 36 anni, di Nembro; Federico Redaelli (pena sospesa), 22, di Sorisole; Daniele Urgnani, 34, di Costa di Mezzate; Luca Bonfanti (pena sospesa), 24, di Bergamo; Fabrizio Pezzotta, 36, di Brembate; Michael Regazzoni, 30, di Romano di Lombardia; Andrea Salvi, 42, di Alzano Lombardo; Annibale Personeni, 37, di Pradalunga; Mauro Trussardi, 28, di Clusone.
Condanne che erano poi state confermate in appello, a cui era seguito il ricorso alla Corte di Cassazione della difesa, che però è stato respinto, confermando le condanne già comminate. Oltre alle condanne, al Comune di Bergamo è stato riconosciuto un risarcimento di 9.405 euro.