La forza del progetto: vincere la Coppa Italia per il prestigio, tutto il resto per il futuro
A Reggio Emilia in palio il trofeo nazionale. La Dea ci arriva al meglio e l'obiettivo è conquistarla. Comunque vada, il domani è davvero roseo

di Fabio Gennari
Ci siamo, è il giorno della finale di Coppa Italia. L'Atalanta questa sera (19 maggio) affronterà la Juventus, l'obiettivo è quello di rinfrescare una bacheca che da 58 anni aspetta qualcosa che permetta alla Coppa Italia conquistata nel 1963 di sentirsi un po' meno sola. Come quel 2 giugno c'è di fronte una squadra di Torino: allora i granata vennero superati per 3-1 (tripletta di Domenghini) e chissà che davvero non si possa riscrivere la storia. Quello che è già certo, anche prima di giocare, è che la Coppa Italia sarebbe bellissima e importante per il prestigio di giocatori e tecnico, per la società e per tutto il Mondo Atalanta: una gemma preziosa in un contesto già splendido.
Fino a pochi anni fa, il traguardo massimo per una squadra come l'Atalanta non poteva che essere la finale della coppa nazionale. Impossibile pensare allo scudetto, quasi folle puntare sull'Europa: la Dea di Gasperini ci è tornata (stabilmente) ben 27 anni dopo l'ultima volta. Adesso il mondo si è ribaltato, tutti considerano l'Atalanta una big e da cinque anni le trasferte in giro per il Vecchio Continente sono diventate abitudine.
Oggi la Coppa Italia rappresenta quel traguardo che puoi raggiungere con l'obiettivo di migliorare il palmares, una gioia importante per i tifosi e per far tacere tutti quelli che insistono nel sostenere che "bene, brava l'Atalanta, ma ha vinto che cosa?", come se l'unico parametro di valutazione di un progetto tecnico sia la bacheca. Forse funziona così nelle grandi squadre, dove in nome di una vittoria (spesso ipotetica) si giustificano spese folli e investimenti senza nessuna logica che negli anni hanno creato crateri nei bilanci di parecchie di loro.
L'Atalanta è diversa. Stasera i calciatori faranno di tutto per scrivere il loro nome nella storia del club e di questo tutti i tifosi sono felici. Vincere è quel sapore che in pochissimi hanno provato all'ombra di Città Alta, un po' come quando assaggi per la prima volta il caviale: andresti avanti a casoncelli, polenta e coniglio per tutta la vita, ma è bello, ogni tanto, provare anche qualcosa di diverso. L'importante è non perdere mai di vista la realtà. La nostra è fatta di cose semplici costruite giorno dopo giorno: oggi bisogna passare alla cassa. Non è necessario per guardare al futuro con fiducia, ma sarebbe comunque straordinario. Forza Atalanta, tutta Bergamo è vicino a te.