Orobicambiente

Il lavoro immane dei volontari per pulire da erbacce e rifiuti i sei chilometri di Mura

Fanno i salti mortali per tenerle in ordine, ma il supporto del Comune e del Demanio è minimo e gli ambientalisti mettono pure dei paletti

Il lavoro immane dei volontari per pulire da erbacce e rifiuti i sei chilometri di Mura
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di Wainer Preda

Fatica, sudore e anche un bel po’ di rischi. È un lavoro di dedizione encomiabile quello dei volontari di Orobicambiente, che si sono presi l’onere di ripulire le Mura di Bergamo Alta. L’associazione è nata nel 2007 e ha sede nella casermetta di Porta San Lorenzo. Il presidente della onlus è Giacomo Nicolini, 45 anni di volontariato in mezza Europa sulle spalle. Lavorano con lui una quarantina di operatori, di cui ventitré rocciatori. Tutti volontari che passano i fine settimana a estirpare rovi e cespugli, sistemando il patrimonio architettonico pubblico.

Quando necessario, fanno uso di corde, moschettoni e imbracature, per arrivare nei punti più difficili da raggiungere. Come nel caso delle Mura, colossale fortificazione militare del 1561, ripulita in buona parte nel 2018 grazie a un’operazione finanziata da Fondazione Cariplo. Quelle immagini fecero il giro delle televisioni. L’allora assessore comunale all’Ambiente Leyla Ciagà spiegò la complessa operazione a favor di telecamere, mentre sullo sfondo trenta volontari si calavano dalle Mura per sradicare erbacce che erano lì da mezzo secolo.

A quella mega operazione di pulizia generale, che coinvolse un fronte mai così ampio della cinta muraria esterna, ne sono seguite altre. Sui singoli bastioni, sui fronti, ma non solo. Nel febbraio scorso, per esempio, i volontari si sono dedicati alle fortificazioni di via San Lorenzo. Un lavoro da 240 ore, su un tratto di 150 metri, alto fino a 25. In questi giorni stanno (ri)lavorando lungo il fronte Nord delle Mura venete. Ovvero il tratto invaso da sterpaglie, documentate la scorsa settimana da un nostro articolo. «L’ultima manutenzione su quel tratto - spiega il presidente Nicolini - l’abbiamo fatta a gennaio scorso. Ma purtroppo, non potendo usare diserbanti, in quattro mesi la vegetazione è tornata a invadere tutto».

Dall’alto delle Mura, vedi là sotto la fila di sacchi che si allunga, giorno dopo giorno, grazie a un lavoro durissimo. «Olio di gomito», come lo chiamano loro. Sulla parete, con le braccia segnate dai rovi e dai morsi dei ragni. Con la speranza che il prossimo ad affacciarsi non sia un topo. Sterpaglia dopo sterpaglia, guanti, spazzole e tronchesi. E, nel caso di rami spessi, persino motoseghe. E poi a terra. A curare le vie d’accesso e ripulire la pattumiera “gentilmente” lanciata dalle Mura dagli incivili di turno. «Raccogliamo fra i 50 e i 60 quintali di rifiuti l’anno - spiega il presidente - perché da lassù gettano di tutto, bottiglie comprese. I miei uomini rischiano di continuo: se con una falciatrice passano su una bottiglia di vetro, immagina cosa può accadere?”.

Già, prima di tutto andrebbe battuta l’inciviltà. Magari con qualche passaggio in più della polizia locale sui baluardi della movida improvvisata. Poi c’è un altro problema. Una parte della Mura incide su proprietà private, il resto su terreni agricoli. I volontari per arrivare alla muraglia devono spesso farsi largo fra vegetazione incolta, ripulendo e spendendo ore e ore di lavoro in più. Il che allunga tempi per la manutenzione delle Mura, mentre i rampicanti ovviamente non si fermano. (...)

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