No a nuove costruzioni nel Parco Ovest, i comitati: «Il Comune può fare marcia indietro»
Protocollato in Comune uno studio della sezione bergamasca della Lipu, la Lega italiana protezione uccelli, e del Gruppo Ornitologico Bergamasco
Se le previsioni edificatorie che insistono sul Parco Ovest si concretizzeranno, allora l’avifauna presente in quel luogo verrà danneggiata irrimediabilmente. È questo il timore condiviso dalla sezione bergamasca della Lipu, la Lega italiana protezione uccelli, dal Gruppo Ornitologico Bergamasco e da una lunga lista di comitati e associazioni, che hanno lanciato a Palazzo Frizzoni l’appello a non consentire la costruzione di edifici nella zona.
Le ragioni di questa richiesta sono contenute nel documento realizzato proprio dalla Lipu e dal Gruppo Ornitologico Bergamasco chiamato “Bergamo, area Parco Ovest - monitoraggio dell'avifauna 2021”, presentato in conferenza stampa il 6 luglio, che ora è stato protocollato in Comune, all'indirizzo del sindaco Giorgio Gori.
Nello studio si spiega che sono 76 le specie di uccelli osservate nel Parco Ovest. Volatili che solitamente vivono in ambienti urbani e suburbani, ma anche tipici di sistemi agricoli e degli ecosistemi delle zone umide.
Una biodiversità elevata, sinonimo della qualità ambientale di questa porzione del territorio, la cui sopravvivenza verrebbe messa a rischio non soltanto da nuove costruzioni ma anche «da interventi di riqualificazione di aree dismesse e di verde urbano con funzione ricreativa, che porterebbero inevitabilmente ad alterare l’assetto ambientale dell’area, compromettendone definitivamente le attuali potenzialità ecologiche».
«La sfida del futuro, a livello mondiale oltre che locale, è quella dettata dallo stato di emergenza climatica e ambientale che la sua Amministrazione ha riconosciuto ufficialmente due anni fa – si legge nella lettera indirizzata al sindaco Gori -. Un'emergenza che ha pesanti ricadute anche in termini di spesa sanitaria per curare le persone malate a causa dell'inquinamento: l'Italia è già al secondo posto in Europa per perdite economiche generate dai cambiamenti climatici, con oltre 63 miliardi di euro».
Per evitare che la difesa dell’ambiente si fermi alle semplici dichiarazioni, secondo i promotori dello studio, è necessario che dalle parole si passi ai fatti, difendendo il verde residuo in città. E in tal senso una mano tesa potrebbe arrivare dal Consiglio di Stato.
«Sappiamo che esistono previsioni edificatorie vecchie di decenni – prosegue la lettera -, ma sappiamo anche che recenti pronunciamenti del Consiglio di Stato dimostrano una reale e legittima possibilità, per le Amministrazioni, di tornare indietro rispetto a scelte edificatorie operate in precedenza, finanche rispetto a convenzioni in atto, se adeguatamente motivate da “esigenze di tutela del territorio urbano considerato risorsa definita e scarsa, contenendone il consumo”. Per quanto riguarda Bergamo quali migliori giustificazioni dello Stato di emergenza climatica e ambientale deliberato con urgenza già nel luglio 2019 e la sottoscrizione della Carta per la neutralità climatica delle green city, uniti allo stallo del numero dei residenti rispetto al 2010 e alle esigenze di salvaguardia della biodiversità esistente?».