Si sfonda il lucernario e precipita per otto metri, muore un operaio di 36 anni a San Paolo d'Argon
Il giovane, residente a Presezzo, è morto sul colpo. Era al lavoro nell'azienda per conto di una ditta esterna, la DEM Coperture di Brembate Sopra
Ennesima morte bianca in provincia di Bergamo: questa mattina, martedì 10 agosto, è deceduto un uomo di 36 anni mentre era al lavoro nella fonderia Toora Casting, a San Paolo d’Argon, azienda specializzata nella produzione di componenti per l’automotive e industriali.
L’incidente si è verificato intorno alle 8.20, nello stabilimento in via Mazzini. La vittima, Singh Baljit, di nazionalità indiana e residente a Presezzo, è un dipendente dell'impresa DEM Coperture di Brembate Sopra, che effettua lavori di rimozione dell'amianto. Il giovane è precipitato da un'altezza di circa 8 metri, riportando un grave trauma cranico e morendo sul colpo.
«Non essendoci testimoni diretti non si conoscono al momento le cause della caduta», ha fatto sapere l'Ats di Bergamo attraverso una nota. Dai primi accertamenti risulta però che il trentaseienne stesse operando sul tetto dell'edificio, effettuando un lavoro di manutenzione programmata. Spostandosi avrebbe messo il piede su un lucernario che, sotto il suo peso, si è sfondato, facendo precipitare l'uomo al suolo. A nulla è valsa la rete installata sotto il tetto, che non è servita a evitargli la caduta e a salvargli la vita: la vittima vi è passata attraverso a causa di un probabile difetto o di un foro.
Sono stati gli altri lavoratori presenti nella fonderia ad accorgersi di quanto era accaduto e a chiamare i soccorsi. Il personale sanitario è intervenuto a bordo di un’ambulanza e di un’auto medica, ma i tentativi di rianimare il giovane si sono rivelati vani. I medici non hanno potuto far altro che constatarne il decesso.
Da maggio, mese in cui è terminato il secondo lockdown, in provincia di Bergamo si sono registrati sette incidenti mortali, nei quali hanno perso la vita altrettante persone. «È solo la punta dell'iceberg - commenta Luca Nieri, segretario generale di Fim Cisl Bergamo, esprimendo le proprie condoglianze alla famiglia della vittima -, tanti infortuni minori passano nell’indifferenza e non vengono registrati».
«È prioritario fare sistema - prosegue - sia a livello aziendale sia a livello provinciale. Istituzioni e organi competenti, aziende e sindacato, con le proprie Rls e Rsu, devono collaborare per debellare questa piaga. Servono più sopralluoghi, è necessario introdurre un sistema di qualificazione delle imprese con un modello di patente a punti, maggiori investimenti in tecnologia e in dispositivi individuali di protezione. Ma, soprattutto, una formazione appropriata per tutti i lavoratori, e maggiori occasioni di confronto tra azienda e Rls o Rsu. Il miglioramento della prevenzione deve essere un processo continuo».
L'introduzione di una patente a punti per le imprese, utile a evitare che le aziende in cui si verificano troppi incidenti non continuino a partecipare alle gare d'appalto, è stata rilanciata anche dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini. «È inaccettabile morire in questo modo ai giorni nostri - aggiunge la Fiom Cgil di Bergamo - quando esistono tutte le misure di protezione per evitare le cadute dall'alto. Restiamo in attesa dell'esito delle indagini da parte dell'Ats. La salute e la sicurezza dei lavoratori deve essere vista dalle aziende come un investimento e non un costo da tagliare».
A San Paolo d'Argon, per i rilievi, sono intervenuti anche i carabinieri e il personale dell’Ats di Bergamo, dell'Ufficio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di lavoro Bergamo Est. Al momento sono ancora in corso i sopralluoghi e gli accertamenti. L'Ats ha disposto il sequestro giudiziario della parte di cantiere in cui si è verificato l'incidente mortale.
«La caduta dall'alto è un infortunio che, seppur in lieve diminuzione come frequenza, resta di elevata gravità quando accade - commentano dall'Agenzia di tutela della salute -. L'accesso ai tetti e alle coperture degli edifici deve avvenire con le apposite misure di sicurezza fisse, come i parapetti, individuali, come le imbracature collegate alle cosiddette "linee vita", o comunque utilizzando attrezzature che evitino la caduta, come le reti. Oltretutto, per la rimozione di amianto, gli operai devono proteggersi con tute e maschere che non agevolano gli spostamenti e la visuale. Quindi le aperture e le superfici non portanti della copertura su cui ci si muove devono essere ancor meglio delimitate e segnalate a questi lavoratori, ad esempio con un parapetto di legno».