«liberi fino alla fine»

Oltre 750 mila italiani hanno firmato per sostenere il referendum sull'eutanasia legale

Al mezzo milione di firme ai banchetti se ne sono aggiunte 250 mila online. Tanti i volti noti e i politici che sostengono la campagna

Oltre 750 mila italiani hanno firmato per sostenere il referendum sull'eutanasia legale
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Sono oltre 750 mila gli italiani che hanno firmato per la legalizzazione dell'eutanasia: alle 500 mila firme raccolte grazie al lavoro dei volontari presenti nelle piazze (un obiettivo che si sarebbe dovuto raggiungere entro il 30 settembre) si sono infatti aggiunte 250 mila sottoscrizioni effettuate online. Ma a questi numeri, come sottolineano i colleghi del portale NewsPrima, devono ancora essere sommate quelle raccolte nei Comuni, nei consolati e negli studi degli avvocati, oltre che da alcuni gruppi che si sono aggiunti alla mobilitazione nelle scorse settimane.

A darne notizia, con un breve messaggio pubblicato su Facebook, è stato Marco Cappato, attivista politico e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, promotrice del referendum sull’eutanasia legale. «Dal 6 al 12 settembre mobilitazione straordinaria, sia per la raccolta firme che per informare anche sul biotestamento e gli altri diritti per vivere liberi fino alla fine – si legge nel post pubblicato sul social network -. Grazie, di cuore».

La soglia del mezzo milione di sottoscrizioni era stata raggiunta già lo scorso 16 agosto. Adesso questa ulteriore quota di sostenitori consente di mettere in sicurezza il risultato da ogni possibilità di errori nella raccolta, ritardi della pubblica amministrazione e difficoltà nelle operazioni di rientro dei moduli.

Tanti i volti noti che hanno manifestato pubblicamente la propria adesione alla campagna referendaria. Tra i tanti, Fedez, Chiara Ferragni, Vasco Rossi, Maurizio Costanzo, Selvaggia Lucarelli, Giuseppe Cruciani e Pupo. Ma anche Pif, Francesco Guccini e Roberto Saviano. Personaggi cui si sono aggiunti 131 sindaci, 33 deputati e 11 senatori. Tre i rappresentanti del Governo Draghi: Teresa Bellanova, viceministro alle Infrastrutture; Ivan Scalfarotto, sottosegretario all’Interno; Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri.

Lo scopo del referendum

La raccolta firme era stata presentata il 17 giugno nella sala stampa della Camera dei Deputati. Scopo del referendum, come sancito dal testo depositato in Corte di Cassazione il 20 aprile, è la parziale abrogazione dell'articolo 579 del codice penale (omicidio del consenziente), che impedisce la realizzazione di ciò che comunemente si intende per eutanasia attiva.

«Il quesito lascia intatte le tutele per le persone vulnerabili – si legge sul sito della campagna referendaria -, i minori di 18 anni, le persone che non sono in grado di intendere e volere, quelle il cui consenso è stato estorto, e potrà introdurre nel nostro Paese il diritto all’aiuto medico alla morte volontaria. In questo modo si possono abbattere le discriminazioni oggi esistenti, consentendo la possibilità di scegliere un fine-vita consapevole, controllato e sereno, anche alle persone malate che necessitano di un aiuto esterno per porre fine alle proprie sofferenze».

Eutanasia, cosa accade ora in Italia

Oggi in Italia l’eutanasia attiva è vietata sia nella versione diretta, ovvero quando il medico somministra il farmaco letale alla persona che ne faccia richiesta, violando quindi l’articolo 579 del codice penale, sia nella versione indiretta, ossia nel caso in cui è qualcun altro a preparare il farmaco che verrà poi assunto in modo autonomo dalla persona. In quest'ultimo caso si incorrerebbe nel reato di istigazione e aiuto al suicidio (articolo 580 del codice penale), fatte salve le cause di esclusione introdotte nel 2019 dalla Consulta.

Per quanto riguarda invece le forme di eutanasia passiva, ossia praticate astenendosi dall’intervenire per tenere in vita il paziente che soffre di particolari patologie, quest'ultime sono già considerate penalmente lecite, soprattutto nel caso in cui l’interruzione delle cure abbia lo scopo di evitare l’accanimento terapeutico.

L'ambiguità tra forma attiva e passiva/omissiva di eutanasia sta nel fatto che condotte complesse o miste non consentono di distinguere con facilità se si tratti specificatamente di una o dell'altra e pongono il problema di una possibile disparità di trattamento ai danni di pazienti gravi e sofferenti affetti però da patologie che non conducono di per sé alla morte per effetto della semplice interruzione delle cure.

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