I motivi per cui il vaccino anti-Covid non è affatto un vaccino sperimentale
Il Tar del Friuli ha respinto il ricorso di una dottoressa contraria alla vaccinazione. Nella sentenza, si chiariscono un po' di cose che è bene sapere
I vaccini sono sieri sperimentali, i vaccini causano le varianti, i vaccini contengono metalli pesanti che uccidono più del Covid: sono alcuni tra gli argomenti più utilizzati dalla propaganda no-vax, che da molti mesi a questa parte suona ormai come un disco rotto.
Tra gli scettici la giustificazione che va per la maggiore resta però quella legata al fatto che il vaccino sarebbe un farmaco sperimentale di cui non è possibile prevedere le conseguenze a lungo termine. In realtà non è così, visto che la Food and Drugs Administration, ossia l’ente regolatore statunitense, ha approvato in via completa e definitiva il vaccino sviluppato da Pfizer.
Sulla questione, come riportano i colleghi del portale NewsPrima, si è espresso anche il Tar del Friuli Venezia Giulia che, con una sentenza del 10 settembre scorso, ha rigettato il ricorso di una dottoressa che aveva rifiutato di vaccinarsi (gli operatori sanitari sono obbligati a farlo ndr): «L’equiparazione dei vaccini a farmaci sperimentali – specificano i giudici - è frutto di un’interpretazione forzata e ideologicamente condizionata della normativa europea, che deve recisamente respingersi. La profilassi vaccinale ha efficacia preventiva, oltre che dei sintomi della malattia, anche della trasmissione dell’infezione».
Nel chiarimento si chiarisce che il vaccino non è in fase di sperimentazione perché approvato dalla Commissione attraverso un’autorizzazione condizionata, previa raccomandazione dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema). Il procedimento prevede che l’autorizzazione possa essere rilasciata anche in assenza di dati clinici completi «a condizione che i benefici derivanti dalla disponibilità immediata sul mercato del medicinale in questione superino il rischio dovuto al fatto che sono tuttora necessari dati supplementari».
Il provvedimento di autorizzazione interviene a valle della fase di sperimentazione clinica, che si verifica prima che il farmaco venga messo in commercio. La sperimentazione dei vaccini, quindi, è terminata nel momento in cui è stata autorizzata la vendita, al termine di un rigoroso processo di valutazione scientifica.
Alla data del 26 luglio 2021, secondo i dati a disposizione dell’Aifa, sono state somministrate 65.692.591 dosi di vaccino e, nel complesso, sono stati segnalati 84.322 eventi avversi a prescindere dalla possibilità di riconoscere un nesso causale con la vaccinazione. Il tasso di segnalazione quindi è pari a 128 eventi avversi ogni 100 mila dosi. I giudici hanno poi affermato che «di queste, solo il 12,8 per cento ha avuto riguardo ad eventi gravi (con la precisazione che ricadono in tale categoria, definita in base a criteri standard, conseguenze talvolta non coincidenti con la reale gravità clinica dell’evento)». Tra tutte le segnalazioni gravi, 16 ogni 100 mila dosi inoculate, solo il 43 per cento finora risulta correlabile alla vaccinazione.