Quei due errori madornali da cui sono nate autentiche delizie

Tra le cose più buone al mondo ce ne sono due che fanno malissimo alla salute (perché generano dipendenza e malattie piuttosto scontrose), ma fanno anche benissimo all’umore - lì per lì - perché quando uno le prova pensa che dopo potrebbe anche morire sereno, che tanto il meglio della vita lo ha già avuto. In comune hanno il fatto di essere state generate da errori madornali, che avrebbero potuto distruggere una persona o una ditta e invece ne sono state la fortuna. Parliamo del sigaro toscano e della torta Dobos.
Il sigaro toscano. Il re dei sigari non avrebbe mai dovuto vedere la luce. Se non che attorno al 1818, a Firenze, un temporale bagnò - mettendola fuori uso - una quantità tale di foglie di tabacco pronte per essere trasformate in sigari, che il Granduca Ferdinando III - un bellissimo tipo - decise di aprire una manifattura apposita, per cercare di non perdere del tutto quel ben di Dio.
Le foglie fradice furono messe pertanto ad essiccare e quando si decise che si poteva farne qualcosa vennero destinate alla fabbricazione di sigari di fascia bassa, per gente che non poteva permettersi quelli rinomati. Ma la gente mostrò - giustamente. Molto giustamente - di preferire questi, i disastrati, agli altri, tanto che ben presto il sigaro toscano invase l’Italia e, successivamente, l’Europa, che ancora sapeva fumare senza dover ricorrere all’ausilio della carta o della pipa.
I sigari del Tenente Colombo, gli Habana, sono buoni. I Montecristo - sempre cubani - sono buoni anche loro nonostante costino come il fuoco. I Toscani, anche quelli da pochi euro, sono un’altra cosa.
La torta Dobos. La seconda tentazione buona e pericolosa (questione di trigliceridi e di zuccheri) è la torta Dobos, che si produce a Budapest. Coi gusti degli Ungheresi bisogna sempre andar cauti, ma in questo caso si può star tranquilli. Questa la ricetta secondo sottocoperta.net:
Mescolate il tuorlo d'uovo con lo zucchero fino ad ottenere un composto cremoso e chiaro. Aggiungetevi la farina, lo zucchero vanigliato, il burro ammorbidito e le chiare d'uovo montate a neve, un pizzico di sale e amalgamate delicatamente. Suddividete l'impasto in 6 teglie imburrate e infarinate e cuocete in forno a 180 C per 7 minuti, così da ottenere sei sottili dischi. Lasciate raffreddare.
Preparate la glassa caramellata sciogliendo lo zucchero a velo. Non appena dorato aggiungete il burro, fatelo fondere e versatelo su una sfoglia tagliando immediatamente, con un coltello unto di burro e bagnato con acqua, in 12 porzioni.
Preparate la crema sciogliendo il cioccolato fondente a pezzi, a bagnomaria, aggiungete il burro, lo zucchero a velo, il cacao e le uova. Otterrete una crema soffice, allungatela con un pochino di rum.
Spalmatela sulle cinque sfoglie e sulla parte laterale del dolce, dopo aver sovrapposto le sfoglie. Completate con la sfoglia al caramello prima preparata e mettete in frigo.
Calcolate le calorie? Questa è la parte più spinosa della faccenda. Tutto il resto è paradiso. I primi ad assaggiare questa torta furono nientemeno che l’Imperatore Francesco Giuseppe e la moglie Sissi. Tanto golosa del prodotto - si dice - da lasciare di notte l’albergo per andare nella vicina pasticceria a mangiarsene qualche fetta in solitudine. Ma probabilmente questa è un’invenzione pubblicitaria di Ruszwurm, la pasticceria, appunto. Bellissima anche lei.
Torniamo alla torta. Il signor Dobos non era, in realtà, un pasticciere. Era un fornaio. Ma una volta, mentre preparava la crema per farcire qualcosa, lui o un suo operaio misero dello zucchero al posto del sale che di solito si utilizzava in quella ricetta. Invece di mandar tutto all’aria e prendersela col mondo intero, il signor Dobos pensò che di quella imprevista dolcezza si poteva forse trarre del bene. E ve lo trasse. Al punto che oggi la sua torta (anche in ungherese si chiama ‘torta’) è diventata prodotto simbolo dell’Ungheria.
Un suggerimento. Scrive Buster Keaton nella sua autobiografia (Memorie a rotta di collo, Feltrinelli) che ci sono tre modi di reagire quando un compagno di scena ti porge la battuta in modo sbagliato: 1. Restar lì impalati; 2 Cercare di riparare in qualche modo; 3 Usare l’errore. Viva Buster Keaton.