I consigli di Laura Adele Feltri. Nelle case nuove tornano di moda i loggiati
Aumentano la privacy e sono coperti. Sempre più importanti domotica, pompe di calore e pannelli fotovoltaici
di Luigi De Martino
È certamente di nuovo un periodo di fermento immobiliare in città: dopo anni di relativa stasi sorgono nuove costruzioni; sono sotto gli occhi di tutti il cantiere di Chorus Life in via Bianzana, le grandi gru in via Suardi e in via Ghislanzoni, i quattro nuovi condomini di via Ruggeri da Stabello, a Valtesse, e nuovi interventi edilizi dovrebbero partire nei prossimi mesi anche nell’area ex Ismes, in via Ponte di Pietra, alla ex Reggiani così come nella vecchia sede dell’Italcementi. È una parte della nuova Bergamo che si sviluppa e che comprende anche una nuova dimensione del centro di Bergamo bassa, un incremento delle aree verdi. Chiediamo a Laura Feltri che cosa pensa di questa “rinascita” immobiliare.
In cosa differiscono le nuove costruzioni rispetto a quelle degli anni addietro?
«Grandi differenze negli interni non ce ne sono, nel senso che gli spazi vengono sfruttati come avviene ormai da diversi anni. Forse c’è stato un piccolo, ulteriore, ridimensionamento delle stanze. La zona giorno e zona notte hanno un bilanciamento che tende a favorire le dimensioni della zona giorno; ma più che altro oggi, per quello che ho notato, il focus è per i dettagli e alcune peculiarità che prima non venivano concepite. I costruttori più intelligenti, diciamo quelli più acuti, sanno interpretare le esigenze e costruire di conseguenza. Ad esempio nel nuovo complesso di via Redona sono state inserite ampie aree verdi fra le palazzine, aree che accolgono il desiderio di vivere nel verde pur restando in città, e il bisogno di far giocare i figli sotto casa, di avere un luogo vicino nel quale passeggiare con il proprio cane e pure un posto dove poter mangiare all’aria aperta».
In passato chi voleva vivere nel verde comprava in periferia...
«Sì, in genere si andava nei paesi della cerchia attorno alla città; a partire dagli anni Sessanta nell’area cittadina si è verificata una cementificazione non sempre attenta al verde».
Vi sono altre peculiarità che ritroviamo nelle nuove costruzioni?
«Oltre al verde si dà spazio a grandi loggiati, al posto dei vecchi balconi, e qui la differenza è molto importante: il balcone è uno spazio al di fuori della casa che espone alla vista del vicino, tant’è vero che in molte palazzine per questo motivo è stato trasformato in ripostiglio, con esiti esteticamente poco raccomandabili... Questa trasformazione spesso contribuisce ad abbassare il valore dell’appartamento. Il loggiato, a differenza del balcone, è più ampio e ha una copertura, diventa una stanza da vivere sia d’estate che d’inverno; con un arredo accurato fatto di tende, vasi di fiori, lampade e poltroncine consente di godere dello spazio esterno preservando la propria privacy. Altro dettaglio sono le ringhiere, oggi sostituite con vetrate che alleggeriscono le costruzioni dal punto di vista estetico e donano molta luminosità».
A proposito di luminosità, si leggono spesso annunci immobiliari dove questo elemento viene ben evidenziato.
«È vero, si dà molta importanza alla luce e direi che, dall’inizio del ’900 ai nostri giorni, la tendenza è stata all’ampliamento delle finestre. Le case d’epoca sono molto amate dai bergamaschi, ma hanno un limite, non godono di grande luce in virtù di finestre strette. Dagli anni Sessanta si realizzano finestre grandi e oggi si trovano aperture ampie a lastra unica, con tapparelle elettriche interne. Queste abitazioni in un contesto verde, con loggiati, grandi finestre e molta luce incontrano il favore dei bergamaschi».
Quindi le palazzine dove troviamo ancora immobili invenduti che risalgono a una decina di anni fa, sono da considerarsi vecchie?
«Più che vecchie, sono inadeguate alle esigenze odierne. Bisognerebbe costruire già oggi con un occhio al futuro, cercando di comprendere come si evolverà la vita nei prossimi dieci anni. Ci sono costruttori che applicano già innovazioni che sono agli albori in Italia, ma che all’estero sono usate già da qualche anno. Chorus Life mostra un’evoluzione di grande respiro internazionale, simile a City Life di Milano».
Guardare al di fuori del proprio contesto provinciale aiuta, bisogna essere lungimiranti anche nel mondo dell’edilizia.
«Lei ricorda cosa successe prima della bolla immobiliare del 2009? Persone che avevano ottimi risparmi, decidevano di “improvvisarsi costruttori”, così sono sorte molte palazzine con alloggi banali e senza nessun elemento innovativo... progetti tutti uguali. Eppure si vendeva bene, anche per la grande facilità di accesso al credito. Con la crisi del 2009 è cambiato tutto, il mercato si è fermato. Quando ha ripreso, innovazione, funzionalità e qualità sono diventate parole d’ordine».
Cosa intende per funzionalità?
«Se prima bastava avere dei metri quadrati con un tetto sopra la testa, due bagni e i servizi essenziali (acqua, gas, riscaldamento...) ora le nuove generazioni ricercano un’abitazione esteticamente bella e che offra delle comodità ulteriori, a partire dalla domotica. Si tratta di una serie possibilità tecnologiche che vanno dal controllo del riscaldamento in remoto alle telecamere, alla fibra ottica che arriva nelle stanze, al controllo centralizzato su computer o smartphone di ogni elettrodomestico... E poi esiste il discorso energetico, pure fondamentale. Case coibentate, pannelli fotovoltaici, pompe di calore... Per questo le nuove generazioni sono disposte ad affrontare un maggior investimento iniziale, comprando case che si ripagano negli anni grazie a costi di gestione molto bassi. E, per questa stessa ragione, una casa di dieci anni fa viene considerata “vecchia”».
Quindi il nuovo ben fatto ha la possibilità di essere venduto con maggior celerità?
«Direi proprio di sì, infatti il mercato del nuovo sta andando molto bene mentre gli appartamenti di dieci o vent’anni fa sono senz’altro meno appetiti».