Sblocco delle ferie, i lavoratori non firmano l'accordo proposto dall'Asst Bergamo Ovest
Resta teso il clima nelle strutture ospedaliere in capo a Treviglio. L'azienda aveva anche autorizzato i medici a svolgere all’80% attività libero-professionale
Non è bastato a placare gli animi dei camici bianchi il dietrofront dell’Asst Bergamo Ovest, che venerdì scorso ha annunciato l’intenzione di ritirare il blocco delle ferie, sospese unilateralmente da metà ottobre fino a fine anno, e di autorizzare i medici a svolgere parzialmente (nella percentuale dell’80 per cento) attività libero-professionale, possibilità anch’essa sospesa unilateralmente.
Oggi, lunedì 25 ottobre, infatti, la Fp-Cgil ha illustrato l’esito della trattativa ai lavoratori coinvolti, che però hanno deciso di non firmare l’intesa.
«A seguito di questa consultazione abbiamo assunto la decisione di non sottoscrivere l’accordo – spiega il segretario generale Roberto Rossi -. Pur prendendo atto del passo indietro della direzione rispetto a quelli che, a nostro avviso, vanno inquadrati come evidenti violazioni di diritti, riteniamo di dover stigmatizzare le modalità e il merito delle decisioni assunte che hanno portato a questa situazione».
La direzione dell’Azienda socio sanitaria territoriale aveva stabilito il blocco delle ferie fino al 31 dicembre e la sospensione della libera professione per recuperare il tempo perduto sul fronte delle prestazioni “non Covid” e rispondere così agli obiettivi di Regione Lombardia previsti dai piani legati al Pnrr. Indicazioni che sarebbero valse per i dipendenti degli ospedali e delle strutture di Treviglio, Romano di Lombardia, Dalmine, Zanica, Martinengo, Verdello, Ponte San Pietro, Brembate Sopra, Calusco e Caravaggio.
«In un clima già teso – aggiunge Rossi -, atti unilaterali di questo genere hanno il solo esito di esacerbare ulteriormente i rapporti tra direzione e personale, soprattutto quando questo avviene a valle di un periodo particolarmente duro ed impegnativo iniziato a fine febbraio 2020 con la pesantissima ondata pandemica che ha colpito la nostra provincia, fino ad una campagna vaccinale che ha assorbito risorse a scapito del resto dell’attività sanitaria». I ritardi nell’attività ordinaria sarebbero in parte dovuti all’impegno massiccio degli specialisti nei centri vaccinali.
«Oltre che correre ai ripari nell’ultimo trimestre dell’anno sarebbe stato più utile che la direzione si fosse mossa dopo le segnalazioni dei lavoratori – prosegue il sindacalista - a partire dalla carenza di personale nel pronto soccorso di Treviglio, sopperite da altri medici dell’ospedale a scapito delle proprie attività istituzionali. Non abbiamo colto nel confronto di venerdì scorso un cambio di passo verso un pieno recepimento di questi aspetti contrattuali che pure sono le fondamenta per una proficua collaborazione orientata a un maggior benessere organizzativo. Non lo abbiamo colto nel tentativo teso ad avallare il principio che diritti fondamentali possano essere sospesi unilateralmente, salvo poi trasformarli in benevole concessioni o in merce di scambio».
I rappresentanti sindacali aziendali e il coordinamento regionale della dirigenza medica e sanitaria della Fp-Cgil chiederanno che la direzione fornisca «dati attraverso cui formulare proposte per ripristinare un favorevole clima organizzativo – spiega una nota - che faccia tornare l’azienda sempre più attrattiva per i professionisti della sanità e che la renda, nei limiti delle risorse disponibili, ancora più capace di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini».