Perché vale la pena conoscere la storia bella e triste di Alan Turing
Se la Seconda Guerra Mondiale non ha avuto conseguenze ancor più tragiche di quelle che già sono state, molto senza dubbio lo dobbiamo al genio di Alan Turing, matematico inglese il cui lavoro permise di decriptare le trasmissioni di codici segreti dei nazisti, e metter così fine alla follia di Hitler e compagni. A raccontare al mondo la sua storia ci ha pensato il regista norvegese Morten Tyldum con il film The Imitation Game, uscito nei cinema italiani il primo giorno dell’anno: le candidature al Golden Globe sono già cinque, e ne sono previste altrettante per gli Oscar, grazie sicuramente all’ottima resa cinematografica ma, soprattutto, all’incredibile storia di quest’uomo.
La formazione. Alan Turing nacque in Inghilterra nel 1912, alle porte della Prima Guerra Mondiale, cosa che comunque non gli impedì di svolgere regolarmente i propri studi fin da bambino; ironia della sorte, i genitori lo iscrissero ad istituti che prediligevano le discipline letterarie e classiche, cosa che al già scalpitante genio scientifico di Turing non andava giù neanche un po’: studiava il necessario per venir promosso a fine anno, dedicando la maggior parte del proprio tempo a leggere libri di fisica, matematica, astronomia e persino scacchi.
Giunto all’università, finalmente ebbe modo di dedicare il suo straordinario cervello alle materie che più gli interessavano. Nonostante lo stereotipo del genio suggerisca ben altro, Turing era un uomo ordinato, preciso, particolarmente attento alla propria forma fisica: era infatti un grande maratoneta, tanto che per un soffio non riuscì a partecipare alle Olimpiadi. Coronò quegli anni con una laurea ottenuta con il massimo dei voti e con un dottorato di ricerca presso la celebre università americana di Princeton; la sua sembrava una carriera destinata al fulgore accademico, ma nel 1939 l’Inghilterra entrò in guerra contro la Germania nazista, e Turing fu selezionato, insieme a diverse altre menti britanniche, per collaborare con esercito e Governo nella decifrazione dei codici tedeschi.
La Stazione X, Enigma e Colossus. Nacque così la Stazione X, un centro più che segreto di azione di spionaggio e decodificazione, che grazie soprattutto alle brillanti intuizioni di Turing ottenne ben presto enormi risultati: egli riuscì infatti a mettere a punto un metodo grazie al quale gli inglesi poterono decifrare i complessi messaggi tedeschi trasmessi attraverso il macchinario “Enigma”, all’epoca il più in voga in quanto considerato infallibile. Nello specifico, ideò “Colossus”, considerato il primo archetipo dei computer, che permetteva la ricezione dei messaggi in codice e il dispiegamento dei loro possibili significati con incredibile velocità e precisione. Questo lavoro permise agli Alleati di progettare al meglio gli sviluppi militari sul fronte delle Ardenne nonché lo sbarco in Normandia, rendendo possibile la tanto agognata capitolazione della Germania. È solo una stima approssimativa, ma pare che le decodificazioni di Turing permisero di salvare la vita a 14 milioni di persone.
L’insuperabile Test di Turing. Ma Colossus e i metodi di decodificazione non furono gli unici contributi che Turing offrì alla modernità: egli infatti ideò il cosiddetto “test di Turing”, tuttora utilizzato, e con il quale è possibile verificare se un macchinario ad alta tecnologia possa o meno essere considerato come un ente pensante. Tale test si sviluppa in questo modo: occorre partire da una situazione in cui siano presenti tre soggetti, un uomo (X), una donna (Y) e un interrogatore umano; ora, quest’ultimo, separato dai due restanti, ha il compito di scoprire chi fra e X ed Y sia l’uomo e chi la donna attraverso una serie di domande a proprio piacimento; Turing si immaginò di sostituire X o Y con un macchinario, e qualora questo riuscisse ad ingannare l’interrogatore offrendo risposte tanto “umane” da non destare il sospetto di essere in realtà un apparecchio, sarebbe stato considerato come ente pensante. Per la prima volta, nel 2014, proprio in Inghilterra, si è vociferato di un computer che abbia superato positivamente il test, scuotendo il mondo della tecnologia e della scienza; ma, a quanto pare, si è trattato semplicemente di una bufala.
L’omosessualità e la triste fine. Salvati Europa e mondo dalla minaccia nazista, Turing diviene, negli anni successivi al conflitto mondiale, una delle menti più stimate di tutto il globo, fino a quando, però, non accadde qualcosa che segnò l’inizio della sua fine. Un giorno, egli si presentò in questura per denunciare un furto, avvenuto a casa sua, ad opera di un amico che aveva passato alcuni giorni come suo ospite; nel corso delle indagini, Turing ammise di essere omosessuale, e che l’amico ospitato era il suo compagno.
In quegli anni, l’omosessualità era considerato un reato in Inghilterra, e Turing venne condotto in tribunale, dove il giudice lo mise di fronte ad un’alternativa: o il carcere o la castrazione chimica. Turing, non volendo andare in galera, venne così sottoposto ad una lunga terapia di assunzione di estrogeni, cosa che ovviamente ebbe notevoli conseguenze sul suo corpo, come l’impotenza e la crescita del seno. Squassato da tutto ciò, Turing, nel 1954, si suicidò mangiando una mela da lui imbottita di cianuro.
Alcune voci sostengono una teoria alternativa, secondo la quale egli in realtà sarebbe stato indotto al suicidio dall’intelligence britannica, che per motivi di sicurezza aveva deciso di eliminarlo. Per un motivo o per l’altro, fu senza dubbio una triste fine per un uomo che tanto aveva fatto per l’intero genere umano; nel 2009, il Premier inglese Gordon Brown si scusò pubblicamente per come l’allora Governo si comportò nei confronti di Turing, l’uomo che salvò dalla follia nazista 14 milioni di persone.