È uscito il nuovo album di Gaetano Donizetti (ma remixato)
Un lavoro collettivo affidato a sette artisti contemporanei con la direzione di Fluidostudio. Obiettivo: avvicinare il pubblico alla musica classica
di Matteo Rizzi
Da Fluidostudio, etichetta e casa di produzione milanese, tra le realtà più interessanti del movimento artistico italiano, arriva Mixopera Vol.1. Si tratta di un progetto di musica elettronica ispirato alla musica di Donizetti, realizzato in occasione del Festival Donizetti Opera della Fondazione Teatro Donizetti e già disponibile su tutte le piattaforme di streaming. Un lavoro collettivo affidato a sette artisti contemporanei con la direzione di Fluidostudio che ha l’obiettivo di avvicinare il pubblico alla musica classica, attraverso la reinterpretazione non solo musicale ma anche di fruizione di alcune delle opere del grande compositore italiano.
Il progetto ha visto coinvolti alcuni dei nomi più eclettici della scena musicale milanese. Ognuno ha rielaborato una pagina dell’operista bergamasco in chiave moderna: il percorso ha inizio con una reinterpretazione di “Me Voglio fa’ Na Casa” da parte di Vergo, che viene seguito da un remix creato da Elasi di “Al Dolce Guidami”, proseguendo con “Una Furtiva Lagrima” che è stata modernizzata da H.E.R., La Tosa e Glabry Gucci, terminando con altre due reinterpretazioni sonore prodotte da Plastica, Protopapa e illromantico, rispettivamente in ”Anna Bolena Overture” e ”La Favorita”.
Un lavoro che può insegnare tante cose: innanzitutto che i classici e le suggestioni moderne possono trovare un punto di incontro, ma soprattutto che questo punto di incontro può essere sorprendentemente interessante non solo per i curiosi melomani amanti di Donizetti, ma anche per tutti gli artisti che gravitano attorno agli ambienti in cui prodotti come questo prendono vita. Tutti gli artisti coinvolti nel progetto stanno infatti provando a farsi strada a vario titolo nel macromondo della musica pop, che per gli emergenti vuol dire innanzitutto avere a che fare con angosce legate a numeri, aspettative, speranze più deluse che rispettate, frenesia e ansia da prestazione, rapporto tra dare e avere totalmente sbilanciato e insoddisfacente. Tutte cose che fanno passare la musica in secondo piano, perché il settore stesso tende a favorire dinamiche in cui la passione, la dedizione e l’acquisizione di competenze in ambito creativo e musicale non danno mai l’impressione di essere il criterio principale con il quale giudicare la buona riuscita o meno di un progetto, e gli artisti faticano a sentirsi davvero valorizzati in quanto tali. Questo lavoro, facile da fraintendere e impegnativo da ascoltare, non può avere particolari aspettative a livello di numeri e di successo commerciale, non è stato pensato per questo e non avrebbe nessun senso se così fosse. Probabilmente sarà custodito dalle poche persone che avranno la pazienza e la curiosità di assorbirne le atmosfere e le suggestioni. Ma nonostante questo (o forse proprio per questo) è un progetto in cui gli artisti non solo hanno dato vita a qualcosa di artisticamente rilevante, ma hanno gettato nuova luce sulla loro produzione originale, dichiarando implicitamente la loro preparazione e la loro dimestichezza con il mestiere innanzitutto di musicisti: qualità rara e raramente considerata nel mondo in cui questi artisti muovono abitualmente i loro passi, che per una volta è stata al centro della scena. Perché se non si è musicisti preparati e sensibili, Donizetti non si tocca. Né tanto meno lo si fa consegnando al mondo questo piccolo gioiello.