Il caso serio del presidente di Confartigianato Bergamo (qualcuno ne chiede le dimissioni)
A causa di un debito non saldato con un fornitore, il Tribunale di Bergamo gli ha pignorato ben 190 mila euro

Il momento è delicato per Giacinto Giambellini, presidente di Confartigianato Bergamo, uomo che pareva in procinto di passare al comando di Imprese & Territorio, il comitato che riunisce dieci associazioni d’impresa di categoria della provincia di Bergamo. La partita non è chiusa, sia chiaro, ma al momento Giambellini sembra avere altro a cui pensare. Il Tribunale di Bergamo ha infatti disposto nei suoi confronti il pignoramento di ben 190mila euro in seguito a fatture non saldate al gruppo Comini.
Il presidente di Contartigianato, dunque, non avrebbe onorato un debito con un proprio fornitore, che ha lamentato il mancato pagamento da parte dell’imprenditore e della moglie di circa 127mila euro più interessi e spese, fino ad arrivare alla somma pignorata. Nell’atto giudiziario, come riporta l’agenzia di stampa Agi, si spiega che il pignoramento riguarda «tutte le somme, dovute e debende a qualsiasi titolo» da sette «società e associazioni» all’imprenditore, tra cui anche i compensi che incassa da Confartigianato Bergamo.
L’associazione di cui Giambellini è presidente, dunque, non può che essere toccata dalla vicenda. E sebbene i vertici abbiano espresso totale solidarietà nei confronti del loro numero uno, molti piccoli imprenditori confederati a Confartigianato sono invece parsi più critici, arrivando addirittura a chiederne le dimissioni. A loro parere, Giambellini avrebbe infatti violato il Codice etico della Confederazione, nel quale si legge (articolo 1, comma 5): «L’eticità dei comportamenti è valutabile non solo in termini di stretta osservanza delle norme di legge e di statuto, ma si fonda sulla convinta adesione a porsi, nelle diverse situazioni, ai più elevati modelli di condotta, anche al fine di non recare danno all’immagine, all’onorabilità e al decoro della Confartigianato-Imprese».
Non solo. All’articolo 2 comma 1-a4 del documento si dice che gli associati devono impegnarsi «ad assumere un atteggiamento equo e corretto nei confronti di clienti, fornitori e concorrenti». Infine, all’articolo 3 comma 3g, si sottolinea come i vertici debbano «rimettere il proprio mandato qualora per motivi personali, professionali od oggettivi la propria permanenza possa essere dannosa all’immagine dell’imprenditoria e dell’Organizzazione».
Al momento, Giambellini ha preferito non esporsi. Ma è evidente che, a breve, ci si aspetti una sua dichiarazione, almeno davanti ai propri confederati. Anche perché un suo eventuale passo indietro rappresenterebbe un vero e proprio terremoto per il mondo associativo ed economico bergamasco.