Orrore senza fine in Nigeria

Le bambine di Boko Haram

Le bambine di Boko Haram
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Bambine di dieci anni trasformate in orribili strumenti di morte. È una carneficina senza fine quella di Boko Haram, che negli ultimi giorni ha messo a segno altre stragi facendio scempio di innocenti ragazzine trasformate in bombe suicide. La prima sabato, l’ultima ieri. Dopo le donne kamikaze, i terroristi di Boko Haram sono tornati a imbottire di tritolo i corpi di persone inermi. Non è lontano il ricordo della tredicenne che a dicembre si era rifiutata di farsi esplodere e si era consegnata alle forze di polizia dicendo di essere stata reclutata da suo padre per servire il califfo alBaghdadi, o della piccola di 10 anni trovata con un gilet imbottito di esplosivo a luglio. Nei giorni scorsi l’incubo è tornato.

Sabato, mercato della città di Meiduguri, stato di Borno: sono da poco passate le 12 quando una bambina di 10 anni viene fermata dai vigilantes all’ingresso del mercato perché i metal detector rilevano che sta nascondendo qualcosa. Prima che qualcuno sia riuscito a intervenire per fermarla, la bambina si fa esplodere. Un gesto che provoca 19 morti e 18 feriti. Si pensa che l’ordigno possa essere stato azionato a distanza. Il mercato di Meiduguri è lo stesso dove lo scorso primo dicembre due donne si fecero esplodere causando una decine di morti e una cinquantina di feriti.

Scena simile domenica 11 gennaio, nel mercato della città di Potiskum, nello stato di Yobe. Questa volta le bambine trasformate in bombe umane sono due e provocano, pare, tre morti, anche se il bilancio non è definitivo. Sull’identità delle due ci sono versioni contrastanti, in quanto l’agenzia Misna riferisce che non si trattava di bambine, ma di ragazze di 15 e 23 anni. La versione sarebbe avvalorata anche dal fatto che, stando alle testimonianze raccolte sul posto e riferite dalle agenzie di stampa internazionali, le due sono arrivate al mercato a bordo di un triciclo a motore e mentre una ha innescato la bomba dopo essere scesa dal veicolo, l’altra ha fatto lo stesso stando a bordo. Anche in questo caso non sono in pochi, tra i testimoni, a pensare che le cinture esplosive che le due nascondevano sotto i vestiti siano state azionate da qualcuno a distanza. Che fossero bambine, adolescenti o giovani donne, il folle gesto ha portato con sé per l’ennesima volta morte e distruzione.

Anche se nessuno dei due attentati è stato rivendicato dai miliziani, tutto porta a pensare che la firma sia quella di Boko Haram, che dal 2009 sta insanguinando e terrorizzando la zona nord orientale della Nigeria. E la duplice strage arriva a pochi giorni dalla distruzione della città di Baqa, dove le stime parlano di 2000 morti e di un numero imprecisato di sfollati che cercano rifugio in Ciad attraversando l’omonimo lago.

 

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Elezioni in Nigeria. Gli attentati arrivano in un momento molto delicato per il futuro nella Nigeria. Tra un mese, il 14 febbraio, si terranno le elezioni presidenziali, e Boko Haram sembra stia intensificando gli attacchi per far crescere la tensione. Si teme che l’appuntamento elettorale possa essere occasione per nuove e brutali azioni terroristiche da parte di Boko Haram, la cui influenza nel nord est del Paese rischia di minare il regolare svolgimento del voto in numerose aree. A sfidare alle elezioni il presidente Jonathan Goodluck ci sarà il generale Muhammadu Buhari, candidato per il partito di opposizione che ha dato il via alla sua campagna elettorale nello stato di Rivers, a sud del Paese, dichiarando che «non ci sarà nessuno spazio per la corruzione e la ribellione».

Boko Haram e le donne kamikaze. Gli stati dove Boko Haram sta cercando di aumentare la sua influenza sono quelli del nord est, Borno, Yobe e Adamawa, dove intende instaurare un califfato. Per farlo sta ricorrendo a violenze e massacri di una violenza inaudita, utilizzando sempre più spesso donne kamikaze, meno soggette a controlli perché meno sospette. È stato così a giugno, quando a Gombe una donna di mezza età si è fatta esplodere in sella a una motocicletta a un posto di blocco nei pressi di una caserma, ed è stato così a luglio, quando due adolescenti hanno preso di mira, in due tempi distinti, un campus universitario a Kano, ferendo cinque poliziotti la prima e assassinando sei persone la seconda. C’è chi pensa che le donne che vengono reclutate siano parte delle studentesse rapite ad aprile dello scorso anno. Altri invece ritengono più probabile che, soprattutto per quanto riguarda le bambine, siano parenti dei miliziani o giovanissime abbandonate, finite sulla strada a chiedere l’elemosina.

Le sfide per chi governa. Una delle sfide che aspetta la nuova presidenza nigeriana, tra le numerose incertezze che investono il paese, sarà predisporre personale femminile ai posti di blocco, in modo da poter controllare la presenza di eventuali miliziani donne. E un’altra sfida altrettanto urgente è quella di far fronte alle migliaia di profughi e sfollati interni che interessano gli stati del Nordest. Finora la risposta del governo è stata inefficace e ha portato alla formazione di gruppi di vigilantes sponsorizzati dallo Stato che a loro volta opprimono la popolazione, provocando nuovi profughi. I soldati dell’esercito federale sfrattano gli sfollati che hanno trovato rifugio in edifici pubblici come le scuole, per utilizzarli a scopi militari.

Altrettanto insufficiente è stata la risposta internazionale: nel 2014 la Nigeria ha ricevuto 3,55 milioni dollari dal Central Emergency Response Fund (il fondo umanitario per le emergenze delle Nazioni Unite) per rispondere alle esigenze degli sfollati e per migliorare la protezione e assistenza sia per gli sfollati che per le comunità di accoglienza, a fronte di una richiesta portata avanti dall’Onu e dalle Ong internazionali di 93 milioni dollari

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