Media Valseriana, perché è meglio un comune unico





Negli ultimi 20 anni i nostri paesi sono profondamente cambiati, come è cambiato il mondo. Le identità locali si sono affievolite e per molti giovani l’idea del “campanile” è una pura astrazione. Il processo di mobilità ha portato nelle diverse comunità una mescolanza di persone provenienti dai paesi vicini o addirittura da altre nazioni che non si riconoscono affatto nell’appartenenza stretta a questo o a quel Comune, ma vivono una realtà più ampia ed allargata. Una condizione che chiede di ripensare anche alla geografia amministrativa del nostro territorio. Ha ancora senso una provincia divisa in 244 comuni, molti dei quali piccoli o piccolissimi? Parlare di una fusione tra Comuni può sembrare a molti un azzardo, ma per varie ragioni, non ultima quella dei costi, la strada appare segnata e qualcuno ha deciso di affrettarsi a percorrerla.
Riccardo Cagnoni, sindaco di Vertova per dieci anni, fino a maggio 2014, e oggi consigliere comunale, è uno di questi pionieri. Il Consiglio comunale del suo paese, nell’agosto scorso, gli ha affidato una delega ad hoc “per dar corso alle necessarie azioni volte ad approfondire la possibilità di attuare la fusione dei cinque comuni della media Valle Seriana: Cene, Gazzaniga, Fiorano al Serio, Vertova e Colzate”. Lui sta provando a metterli d’accordo. Abbiamo voluto approfondire il tema.
Cagnoni, ci faccia capire. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi del processo di aggregazione?
Intanto chiariamo subito una cosa: si tratta di un problema amministrativo, di costi e servizi, non di identità. Ciascun paese potrà mantenere la propria specificità. ma a livello amministrativo verrà governato da un’unica entità, il Comune Unico, che si chiami “Seriana” o “Honio” (come qualcuno ha proposto), o altro, non ha importanza.
Qualcuno ha parlato di un nuovo carrozzone…
È vero il contrario: semmai se ne eliminano cinque per dar vita a una locomotiva che amministri in modo uniforme un territorio già di per sé omogeneo: un comune di 19 mila abitanti con un unico sindaco, un’unica giunta, un solo consiglio comunale, che rappresentino le varie realtà territoriali e agiscano nell’interesse della conservazione delle identità e dello sviluppo economico e culturale del territorio. Un unico Ufficio Tecnico, del Commercio, una Ragioneria, un ufficio Tributi, una Polizia locale, un’unica anagrafe e Servizi sociali in comune, con un unico responsabile per ciascuno di questi.
Altri sostengono che non è possibile, sarebbe troppo vasto.
Abbiamo fuori casa il comune di Albino. È più piccolo del nostro? Dalla cima della valle del Lujo a Comenduno c’è all’incirca la stessa distanza che c’è da Cene a Bondo di Colzate. Albino conta 18.200 abitanti, il nuovo comune ne conterebbe 19.000. La valle del Lujo, Bondo, Comenduno, Desenzano, hanno perso la loro identità perché parte di uno stesso ente amministrativo? Non mi pare proprio!
Abbiamo poi in casa il caso di Semonte: da 500 anni non è più comune. Due terzi degli abitanti sono residenti nel comune di Vertova e un terzo a Fiorano al Serio. Ha forse perso la propria identità? Ha il proprio oratorio, la chiesa, le associazioni AVIS, alpini, la squadra di calcio, ecc.. I suoi abitanti si sentono orgogliosamente e legittimamente appartenenti alla comunità di Semonte, indipendente dal soggetto che li amministra sia esso il Comune di Fiorano o il comune di Vertova. Quello che a loro importa è di essere ben governati, godere di migliori servizi e pagare minori imposte, null’altro.
Chi frena?
A distanza di alcuni mesi, ed alla luce dei numerosi interventi sulla stampa e TV locali volti a porre all’attenzione della popolazione la questione, ho potuto rilevare un diffuso e quasi generalizzato consenso della gente, soprattutto tra i giovani, ed il plauso da parte del sindacato pensionati SPI-CGIL, ma anche da imprenditori e parroci. Rilevo, al contrario, una fortissima resistenza da parte degli amministratori dei comuni interessati, che mi sono apparsi più preoccupati di una difesa estrema delle proprie posizioni anziché di una valutazione approfondita ed oggettiva della questione.
Con quali motivazioni?
È naturale che ci sia e ci debba essere particolare attenzione e ponderatezza nelle decisioni, ma la questione del Comune Unico non può essere liquidata in poche parole col pretesto del troppo campanilismo. Io parlo spesso con la gente dei vari paesi e di varia estrazione: artigiani, liberi professionisti, operai, impiegati, imprenditori, e li sento in larghissima parte favorevoli. Sono a loro volta scettici sulla possibilità che questo avvenga, ma solo perché se ne è parlato da anni e come succede sempre in Italia se ne parla ma poi non cambia nulla. Le risposte più frequenti dei cittadini sono: “Non si farà mai!”, “Ci sono troppi interessi da parte degli amministratori a conservare le loro sedie!”, “Sono favorevole ma c’è troppo campanilismo, non andranno mai d’accordo!”
Questa volta non è così. Le norme sono orientate verso le fusioni e le aggregazioni dei Comuni e danno ai cittadini il potere per attuarlo attraverso il percorso della raccolta delle firme fino al referendum comunale. Prima tuttavia tocca a noi amministratori mettere sul tavolo della popolazione in modo trasparente i vantaggi e gli svantaggi del processo di aggregazione. Non facciamo come i politici nazionali che dichiarano sempre che farebbero, farebbero, ma rinviano le loro responsabilità ad altri scaricando su altri le loro colpe.
Vediamo allora quali sono i vantaggi concreti…
Il compito di individuare vantaggi e svantaggi è affidato ad una Commissione, costituita il 28 ottobre, composta dai rappresentanti dei gruppi consigliari di maggioranza e minoranza di ciascun comune. Finora hanno partecipato solo i rappresentanti delle minoranze dei Comuni, mentre i sindaci hanno disertato (ad eccezione di quello di Vertova). In attesa dei numeri, che stiamo mettendo in fila, alcuni vantaggi appaiono evidenti sin d’ora. Li elenco.
Un unico apparato politico e amministrativo comporta risparmi economici quantificabili in alcune centinaia di migliaia di euro, senza considerare l’efficentamento conseguente all’eliminazione dei tempi dedicati oggi da ciascun responsabile (e quindi ogni volta per 5) allo studio, all’approfondimento e all’applicazione delle novità normative.
Un miglioramento della qualità dei risultati e quindi dei servizi attraverso personale più specializzato e riduzione dei costi dovuti alle sinergie ed alle economie di scala conseguite.
Un aumento della forza contrattuale nel negoziare con soggetti terzi.
Una maggiore omogeneità nell’offerta di servizi, nella fiscalità locale, nelle politiche ambientali e urbanistiche.
Un aumento del peso politico-amministrativo all’interno del territorio Seriano e Bergamasco.
Incentivi da parte dello Stato e in termini di Patto di stabilità.
Perché il Comune Unico e non l’Unione di Comuni o le convenzioni?
Le associazioni-unioni e le convenzioni tra i comuni possono portare a risultati interessanti, ma restano strumenti imperfetti, legati allo specifico caso da convenzionare e molto spesso frutto di mediazioni tra gli amministratori che rispondono a logiche diverse. Prevale spesso l’interesse particolare del singolo comune sull’interesse generale dell’intero territorio. È evidente che se due o più sindaci si trovano per stipulare una convenzione, ciascuno di essi cercherà di trarre il maggior beneficio dalla convenzione a favore del proprio comune. Nel caso del Comune Unico la prospettiva cambia radicalmente: non esiste più la difesa del “tuo” e del “mio”, ma la scelta è improntata al raggiungimento del massimo a favore di quello che è diventato il “nostro”.
E le politiche fiscali locali?
Oggi abbiamo nei cinque comuni un’imposizione fiscale completamente diversa seppur con territori omogenei, con il risultato che il dirimpettaio, proprietario dell’appartamento, si trova a pagare imposte diverse sia nella tipologia (qualcuno applica la TASI altri no) che nella misura (le percentuali di IMU a addizionale IRPEF e la tassa rifiuti e addizionale sono sostanzialmente diverse) a seconda che risulti formalmente residente in un Comune anziché in un altro. Le sembra una cosa ragionevole?
Come mai lei ha deciso di spendersi per questa battaglia?
Il percorso che dovrebbe portare al Comune Unico è lungo, difficile e magari tortuoso, ma proprio per questo va affrontato con celerità anche alla luce di una situazione economica e di un bilancio nazionale che ha raggiunto livelli di pressione fiscale e di indebitamento tali da non consentire ulteriori spazi di manovra sulle entrate e che prospetterà pertanto ulteriori tagli ai trasferimenti agli enti Locali.
Il processo normativo tracciato dal governo, che incentiva le fusioni dei comuni appare chiaro ed evidente (e personalmente lo condivido), così come la sua probabile accelerazione. Non aspettiamo che ancora una volta le decisioni ci vengano calate dall’alto per poi imprecare contro chi le ha prese. Una qualsiasi decisione imposta sarà certamente peggiore rispetto a una scelta liberamente assunta e probabilmente neppure più incentivata finanziariamente, come sarebbe l’attuale fusione.