In Bergamasca stanno per arrivare migliaia di profughi ucraini, ecco come aiutarli
In provincia ne sono previsti circa cinquemila. Caritas e le istituzioni stanno organizzando una rete di solidarietà per l’emergenza
di Wainer Preda
Mentre continuano i colloqui per arrivare almeno a un primo cessate il fuoco in Ucraina, l’ondata di profughi è arrivata in Europa. Ha passato le frontiere dell’Unione con quel poco che le è rimasto. E tanta paura negli occhi.
Sono arrivati anche a Bergamo i primi ucraini in fuga dall’orrore. Giovedì mattina (3 marzo), si sono presentati in 51 al Cir (Casa protezione richiedenti asilo e rifugiati) della Caritas, in via Galgario. Nessuno li aveva previsti. E in un’ora e mezza sono arrivate 67 telefonate di gente che chiedeva aiuto. I primi sei profughi in città, una famiglia con papà, mamma, due bambini, di 10 e di un anno e i nonni materni, sono arrivati lunedì e sono stati accolti dalle suore di Matris Domini, che hanno messo a disposizione una ventina di posti letto. La famiglia è di Kiev, ma si trovava a Parigi e non è riuscita a rientrare in patria. Altri rifugiati erano già stati accolti domenica a Verdello, una decina a Calusco. Tutti ospitati da famiglie.
Il Seminario vescovile ha messo a disposizione 47 posti. La Caritas è impegnata a trovare altre sistemazioni secondo il modello dell’accoglienza diffusa. Le previsioni indicano che dovrebbero approdare in Lombardia dai sessanta ai centomila ucraini in fuga (un milione in Italia); si presume che circa cinquemila sceglieranno la nostra provincia. Ma, per evitare il caos immigrazione di qualche anno fa, serve organizzazione. Chi fa che cosa. In che modo. In quali tempi. Con quali soldi. Buona volontà e generosità non bastano di fronte a questo compito enorme. Serve un piano di protezione civile.
«La Caritas bergamasca, da sola, non può arrivare dappertutto - ha detto il direttore don Roberto Trussardi - perché non è in condizioni di farlo». Ne può assistere al massimo 120, perché le situazioni precedenti mica sono sparite. Così come non possono fare da soli i Comuni. Caravaggio ha già accolti 10 persone, di cui sette bambini. E altri 7 sono in arrivo. Molti sono sotto choc. Servirebbe anche supporto psicologico.
Un forte cambiamento si è registrato in seguito all’appello che il vescovo ha rivolto ai parroci: la risposta è stata positiva e immediata, ogni sacerdote ha messo a disposizione uno o più appartamenti propri o di parrocchiani, ne sono già pronti 45, il che consente di cominciare a creare una rete di accoglienza. E l’indicazione suggerita ai cittadini che intendono ospitare dei profughi è proprio di rivolgersi al parroco, che diventa un punto di riferimento di questa mobilitazione.
In prima linea anche Comuni, associazioni e protezione civile. A partire dall’associazione Zlaghoda, delle donne ucraine, che in un capannone in via Fermi a Curno, messo a disposizione da Ettore Fustinoni, raccoglie alimenti, medicinali e vestiario. Ieri sui social l’associazione ha annunciato tuttavia che temporaneamente è sospesa la raccolta di vestiti. Anche perché portare beni di prima necessità in Ucraina non è affatto semplice. Yaroslava Vyshnevska, portavoce della comunità ucraina in Bergamasca e dell’associazione Zlaghoda, ha detto che il materiale partirà con un tir organizzato dal consolato.
La sezione di Bergamo dei City Angels sta raccogliendo vestiario per bambini e donne. La Croce Rossa Italiana, comitato di Bergamo, raccoglie coperte destinate ai profughi. Roksana Malinovska, moglie del calciatore dell’Atalanta e originaria della Crimea, nel suo negozio in Passaggio Bruni in via XX Settembre ha messo in vendita bandiere dell’Ucraina firmate dal marito per raccogliere fondi.