Non contano solo i soldi e e tv: per un calcio credibile bisogna garantire la contemporaneità
Chi gioca per gli stessi obiettivi deve scendere in campo senza sapere già il risultato delle altre: è una questione di rispetto
di Fabio Gennari
Non è una questione di vittoria o sconfitta, di qualificazione a una coppa piuttosto che una retrocessione. Quelle fanno parte del gioco. I risultati del campo si accettano, sempre. Ciò che invece si fa fatica ad accettare è che il calcio italiano diventi qualcosa di improponibile a livello di credibilità. Perché le condizioni di partenza devono essere uguali per tutti, chi governa il carrozzone pallonaro dovrebbe rendersene conto e, per il prossimo campionato, mettere una regola ferrea: le ultime quattro partite di campionato si giocano in contemporanea.
Da ormai qualche settimana ci sono squadre che si giocano punto a punto i rispettivi obiettivi. Come è possibile che il Venezia scenda in campo a Roma già retrocesso? E perché la Sampdoria gioca questa sera con la Fiorentina sapendo già di essere salva? Come mai l'Inter a Cagliari ha giocato dopo il Milan con l'Atalanta e Juventus e Lazio (con i biancocelesti impegnati nella corsa europea) vanno in campo oltre 24 ore dopo? Il rispetto per i tifosi allo stadio, quelli che colorano con sciarpe e coreografie lo spettacolo che passano le tv, si è ormai perso da tempo. Ma lo sport non può essere calpestato a questa maniera. Mai.
Va bene che lo spezzatino incolla davanti alle tv gli appassionati per più giorni, ma la credibilità della competizione si misura anche da queste cose e chi gioca per lo stesso obiettivo è giusto, doveroso e sacrosanto che giochi nello stesso momento. Un esempio? Torino-Roma, Atalanta-Empoli e Fiorentina-Juventus andrebbero programmate tutte venerdì sera. Perché i giallorossi hanno diritto di giocare in anticipo (chi arriva in una finale europea va tutelato, è un vanto per loro e per tutto il calcio italiano) ma, allo stesso tempo, non è giusto che l'Atalanta giochi sapendo già il risultato degli altri.
Lo sport si misura anche in queste cose, chi fa i contratti con le televisioni ne tenga conto prima che i "clienti" si stufino di un giochino che ha tanti lustrini ma poco rispetto dell'unica cosa che conta: il campo.