Persone come pacchi postali. La nuova odissea dei 200 immigrati del Gleno
La prefettura si è presa in carico la nuova destinazione dei profughi ma senza indicare il luogo esatto dove devono andare
Entro il 31 maggio gli ultimi duecento immigrati devono lasciare la struttura di via Gleno, che chiuderà definitivamente. La prefettura si è presa in carico la nuova destinazione dei profughi ma, a quanto pare, in alcuni casi senza indicare il luogo esatto dove queste persone devono recarsi.
Per ora ci sono soltanto indicazioni geografiche di massima. È stato detto a questi uomini di andare a Milano, piuttosto che a Varese o in altre città lombarde. Molti di loro, ancora più disorientati dopo anni di permanenza in Bergamasca, stanno bussando alle porte delle strutture di accoglienza cittadine, cioè i soliti Galgario, Patronato e Bonomelli.
Tra i problemi impellenti c’è che molti di questi immigrati lavorano a Bergamo e dintorni e che sovente non posseggono un’automobile: per loro andare a vivere a Varese o Milano significa perdere il lavoro, quindi il reddito e l’autonomia. Una situazione incresciosa.
Ricordiamo che la decisione di chiudere il Gleno è stata presa dopo due proroghe accettate dalla Caritas, che ora ha deciso di non partecipare più ai bandi prefettizi riguardanti l’accoglienza. La prefettura di Bergamo è in debito con le cooperative e con la Caritas di circa sette milioni di euro.