Bimbi ustionati all'asilo, il commovente racconto della mamma di Ale: «Non giudico, ma provo rabbia»
Sabrina Ciulla: «Gli inquirenti stabiliranno le responsabilità, io non riesco a capacitarmi... Quella scuola è stata una casa per i miei figli»
di Marta Belotti
Nelle stesse ore in cui, alla Procura di Bergamo, il padre indagato ammetteva le proprie responsabilità («Ho portato io il bioetanolo»), e anche la maestra presente all'accensione del braciere è stata iscritta al registro degli indagati, Sabrina Ciulla, mamma di Alessandro, 3 anni e mezzo, uno dei piccoli rimasti più gravemente feriti nell'incidente avvenuto lunedì 30 maggio alla Scuola dell’infanzia di Osio Sopra, è appena tornata da una notte passata al Niguarda di Milano, dove suo figlio è ricoverato ormai da più di dieci giorni.
Come sta Alessandro?
«Ale ci vorrebbe tutti vicino e ha chiesto di poter stare con me e il papà, ma purtroppo non si può, sono le regole del reparto. Io e mio marito abbiamo deciso di fare una notte a testa, così riusciamo a passare del tempo anche con gli altri figli. Pure loro hanno bisogno della mamma e del papà, è un momento difficile per tutti».
E lei come sta?
«Sono appena tornata dalla notte con lui e, proprio questa mattina (9 giugno, ndr), dopo le medicazioni, i dottori ci hanno fatto sapere che forse Alessandro dovrà essere operato di nuovo».
La prima volta l’operazione è stata lunga, più di tre ore, vero?
«Sì, ma una delle due gambine non sta migliorando come si sperava, quindi potrebbe essere necessario intervenire nuovamente su quella. È una prospettiva che ci spaventa molto. In generale, la situazione è altalenante. Ci sono giorni in cui Ale è sereno, altri in cui ha incubi e allucinazioni. Quando vede i medici spostare il lettino capisce che è arrivato il momento delle medicazioni e allora diventa inquieto, piange. Noi cerchiamo di stargli vicino e di sostenerlo al massimo, ma sono cose che un bambino non dovrebbe mai provare. Vederlo soffrire mi fa stare male, mi fa salire indignazione e rabbia».
Rabbia nei confronti di chi?
«Rabbia e basta, anche se so che non è il sentimento giusto. La situazione è in mano agli inquirenti e le indagini stanno andando avanti. Saranno loro a decidere e a fare le dovute valutazioni. Chi sono io per giudicare o punire? Semplicemente, non riesco ancora a capacitarmi di quanto è successo, sono scioccata».
Lei è molto legata a quella scuola?
«È stata ed è come una casa per i miei figli. Il maggiore, che ora ha 12 anni, ha frequentato lì sia il nido, sia l’infanzia, il secondo ha fatto la materna e Alessandro era un “piccolo”, ma la stava frequentando già dallo scorso anno, nel passaggio tra nido e materna. La maestra è una bravissima persona, di cuore e con tantissima passione per il suo lavoro. Ha cresciuto tutti i miei figli».
L’ha più sentita dopo quel giorno?
«Sì, ci sentiamo quotidianamente. Mi scrive per saper come sta Alessandro. Io qualche volta le rispondo, qualche volta tentenno, soprattutto quando sto tanto con Ale. Quando vedo la sua sofferenza e poi mi trovo il messaggio o la chiamata della maestra, faccio fatica a rispondere. Però capisco che lo fa perché è davvero tanto affezionata al bambino e a tutti noi. Un giorno, le chiederò cosa è successo in quella scuola quel terribile lunedì».
Ci racconta cosa ricorda di quella mattina?
«Stavo lavorando in smart working, quando mi è arrivata la comunicazione. Non ricordo esattamente cosa mi abbiano detto, perché ho rimosso completamente i momenti tra la telefonata che mi avvisava dell’incidente e il momento in cui siamo arrivati sul posto. La psicologa dice che è normale. So solo che mio marito, che lavora vicino a casa, è passato da me e siamo andati insieme all’asilo, in auto. (...)