Continua l'emergenza siccità in Lombardia. E molte coltivazioni in Bergamasca sono compromesse
I dati di Legambiente e Coldiretti: tra gennaio e giugno è caduto meno di un terzo delle piogge e il raccolto di orzo è calato del 30%
Continua l'emergenza siccità in Lombardia: secondo i dati della rete di centraline del Centro Meteo Lombardo (Cml), in oltre metà della pianura quest’anno non si sono raggiunti nemmeno i 150 millimetri di precipitazioni, ovvero meno di un terzo delle piogge che normalmente cadono tra gennaio e giugno.
Secondo i dati periodicamente aggiornati da Arpa Lombardia, i bacini montani dei grandi fiumi da cui dipende la gran parte dei fabbisogni agricoli e industriali presentano un deficit di precipitazioni: da inizio anno nel bacino montano dell’Adda sono caduti 270 millimetri di pioggia, mentre è andata un po’ meglio nella catena orobica in cui mediamente si sono misurati 340 millimetri. Per confronto, negli ultimi quattro anni, la precipitazione misurata nello stesso periodo era pari a circa 460 millimetri nel bacino dell’Adda e a 660 in quelli di Brembo e Serio. Da inizio anno, di conseguenza, si è accumulato un deficit pluviometrico nei bacini alpini valutabile in circa 4 miliardi di metri cubi d’acqua.
A farne le spese sono stati in primo luogo i laghi prealpini, che funzionano da enorme serbatoio il cui rilascio è gestito dagli enti regolatori che manovrano le dighe degli emissari modulando la portata dei grandi fiumi (Ticino, Adda, Oglio, Chiese e Mincio) per rispondere ai fabbisogni dei grandi utilizzatori idrici, e in particolare dei consorzi irrigui. Una delle conseguenze più gravi, secondo Legambiente, potrebbe essere la sofferenza dei fiumi lombardi, che con il procedere della stagione rischia di determinare morie generalizzate della fauna ittica.
«Occorre assicurare il deflusso lungo tutte le aste fluviali, per evitarne la morte biologica: derogare all’obbligo porterebbe pochissimi vantaggi in termini di disponibilità idrica in agricoltura, ma causerebbe danni ambientali potenzialmente irreparabili», ha constatato Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. «Il problema vero non è la scarsità di acqua, ma il fatto che ne utilizziamo troppa in un quadro climatico ormai cambiato - ha aggiunto Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia -. Occorre introdurre tecniche irrigue più efficienti e modificare gli ordinamenti colturali, dominati dalle due specie in assoluto più esigenti in termini irrigui, il riso e il mais».
Con questa situazione è quindi ormai emergenza anche nelle campagne bergamasche, dove si prospetta una drastica riduzione delle rese, dall’orzo al frumento, dai foraggi al mais. È l’allarme lanciato da Coldiretti Bergamo, che aggiunge come con l’arrivo di Scipione, l’anticiclone subtropicale che nei prossimi giorni farà impennare i termometri, la situazione diventerà ancora più difficile. I gestori dei principali invasi idroelettrici, in un incontro con l’assessore regionale Massimo Sertori, si sono detti disponibili a sostenere le portate dei fiumi, ma finora, secondo l’associazione, si è mosso poco o nulla.
«Il momento è complesso e difficile su più fronti - ha affermato Alberto Brivio, presidente di Coldiretti Bergamo -, ma bisogna agire subito. Stiamo vivendo uno dei periodi più siccitosi di sempre, in questo momento serve chiarezza e un’azione coordinata anche con i Consorzi di Bonifica». Il raccolto dell’orzo ha già fatto segnare infatti un -30 per cento e diverse produzioni sono già in parte compromesse. Ci sono alcuni agricoltori che non sono ancora riusciti a terminare il primo turno di irrigazione.
«Se manca l’acqua - ha concluso Brivio - non è possibile garantire la produzione di cibo made in Italy sulle tavole dei cittadini, in un momento difficile a causa della guerra in Ucraina e dei forti rincari nel carrello della spesa, con aumenti di prezzi degli alimentari che hanno raggiunto a maggio il +7,1 per cento».