Un'indagine americana

Camminare fa bene, niente di nuovo Ma ora anche contro l'ipertensione

Camminare fa bene, niente di nuovo Ma ora anche contro l'ipertensione
Pubblicato:
Aggiornato:

150 minuti di camminata in sette giorni, 30-40 minuti dalle tre alle cinque volte a settimana o 6 km/h totali dal lunedì alla domenica: comunque lo si voglia quantificare, in queste misure di moto aerobico (quindi niente di altamente faticoso e alla portata anche dei più pigri) risiederebbe la strategia per combattere o comunque allontanare il rischio di ipertensione. A dimostrare le potenzialità preventive e terapeutiche dell’attività fisica sarebbero due ampi studi americani, condotti su una popolazione presumibilmente sana.

L’ipertensione. È quella condizione che viene comunemente definita pressione alta e si verifica quando i valori massimi superano i 140 mmHg e quelli minimi i 90 mmHg. Ma nonostante ciò il cuore non pulsa oltre misura, sono rari i disturbi specifici e insolite le sintomatologie come palpitazioni, vertigini, cefalea, nervosismo, stanchezza, ronzii, fosfeni (lampi di luce) o altri disturbi visivi: così diagnosticare la pressione alta è difficile. Tanto che, secondo i dati diffusi dalla Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa, circa 15 milioni di italiani, all’incirca il 33 per cento degli uomini e il 31 delle donne, convive bene con questo problema, di cui solo la metà è consapevole.

Prevenirla, però, è possibile: con uno stile di vita sano. Una dieta corretta, povera di grassi e sale; l’abolizione dei fattori di rischio quali fumo, alcool, caffè, stress; la riduzione del peso. E soprattutto regolare attività fisica: almeno 150 minuti di attività aerobica settimanale, che secondo due recenti studi americani potrebbero fare la differenza sul controllo di questa condizione silente.

 

 

Lo sport. Ma torniamo a monte: all’attività fisica, appunto, e agli studi americani. Il primo, condotto dall’Università della California, negli Stati Uniti, e pubblicato su Preventing Chronic Disease, ha raccolto e valutato dati clinici di quasi 632mila adulti sani - dunque non assuntori di farmaci antipertensivi – monitorandoli con tre visite specialistiche nel corso di due anni. Oltre a ciò l’informazione chiave, acquisita tramite un questionario, è stata l’analisi del tempo (in minuti) e il numero di giorni settimanali dedicati all’attività fisica.

A conclusione dello studio i ricercatori hanno potuto osservare che chi correva o camminava a passo svelto almeno mezz’ora al giorno – quelli che hanno poi definito i “regolarmente attivi” – avevano un rischio significativamente più basso di sviluppare l’ipertensione rispetto agli “irregolarmente attivi”, che praticavano ciò meno di 150 minuti di sport a settimana, e agli inattivi. Lo studio americano era osservazionale e pertanto non ha consentito di trarre nessi effettivi di causalità tra il livello di attività fisica svolta e lo stato di salute, ma ha permesso comunque di desumere che l'esercizio fisico può svolgere un ruolo fondamentale nel moderare o ridurre i livelli di pressione sanguigna. Non solo: è anche emerso con evidenza che uomini e donne costantemente dinamici e attivi avevano livelli di glucosio a digiuno migliori, perché più bassi, rispetto ai sedentari pantofolai.

 

 

Il secondo studio americano. Darebbe un’altra indicazione importante: ovvero  che l’attività fisica svolge un’azione non solo terapeutica, ma anche preventiva sulla buona salute della pressione. La conferma arriverebbe da una ricerca pubblicata di recente sul Journal of the American Medical Association, da cui si evince che chi è in forma ha probabilità minori di sviluppare l’ipertensione rispetto a chi ha le stesse caratteristiche, fisiche e genetiche, ma conduce uno stile di vita sedentario. Sottoposti all’indagine, i ricercatori sono stati oltre 57mila individui, di cui più di 35mila nel corso dello studio avevano mostrato per più volte episodi di la pressione alta.

Calcolando quanta energia bruciassero sotto forma di equivalenti metabolici (MET), il parametro che stima la quantità di ossigeno consumata al minuto per chilogrammo di peso corporeo, è stato possibile osservare non solo che chi raggiungeva almeno 12 MET nel corso dell’allenamento aveva un rischio inferiore del 20 percento di diventare iperteso rispetto a chi si allenava a un’intensità pari alla metà, ma anche che degli oltre 8mila nuovi casi di ipertensione diagnosticata nel corso dello studio, la metà era riferibile ai più sedentari, ovvero con meno di 6 MET bruciati. Quindi? Il succo della questione è che si può praticare sempre e fin da subito, in maniera regolare, attività fisica per meglio controllare o allontanare il rischio (anche) di ipertensione.

Seguici sui nostri canali