La querelle

È polemica sul murales di via Borgo Palazzo che racconta la storia antifascista della famiglia Minardi

Secondo il consigliere Bianchi sono troppe le iniziative della Giunta sulla Resistenza, mentre vengono trascurate le vittime assassinate dai partigiani comunisti. Il Comitato antifascista: «L’amministrazione non deve giustificare alcunché»

È polemica sul murales di via Borgo Palazzo che racconta la storia antifascista della famiglia Minardi
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È lì, accanto al ponte della Morla in via Borgo Palazzo, il murales firmato Kiki Skipi, nome d’arte di Chiara Pulselli, e si staglia nell’atmosfera fiabesca tipica dello stile dell’artista, ma con la capacità di narrare in poche linee decise la storia della famiglia Minardi e al suo impegno antifascista. Eppure, nonostante la delicatezza dei suoi colori pastello, il murales è diventato perno di un battibecco sviluppatosi nelle scorso consiglio comunale di fine giugno e poi protrattosi.

A lanciare il sasso nello stagno, il consigliere di minoranza di Fratelli d’Italia Filippo Bianchi: «Molteplici e sempre più frequenti sono state le iniziative della Giunta comunale di Bergamo in merito al periodo della Resistenza, ma tutte hanno completamente trascurato le vittime innocenti assassinate dai partigiani comunisti. L'Amministrazione comunale si occupi di realizzare iniziative cittadine in omaggio alle vittime innocenti, assassinate dai partigiani comunisti».

Il murales in questione nasce dalla volontà dalle studentesse e dagli studenti dell’Istituto Comprensivo Da Rosciate che, grazie al coinvolgimento e al dialogo con Isrec Bergamo, hanno presentato in comune la richiesta di un segno concreto di memoria nella zona di Borgo Palazzo, nei pressi del torrente Morla, dove i Minardi hanno vissuto e operato contro il regime fascista e l'occupazione nazista della città. Il desiderio dell’opera si radica quindi proprio in un percorso seguito dagli studenti sulla famiglia Minardi, emblematica della resistenza al nazifascismo a Bergamo, e che ha visto i ragazzi e le ragazze stesse attivarsi in prima persona accompagnando il murales con alcuni elaborati creati dalle loro mani. Inoltre, lo stesso istituto risulta particolarmente legato alla storia dei Minardi, perché lì vicino a dove ora si trovano le aule, un tempo c’era il luogo in cui i Minardi si trasferirono a vivere, quando, durante la guerra, si spostarono da Milano a Bergamo.

L’intervento del consigliere Bianchi non è passato inosservato e il Comitato antifascista, che raccoglie al suo interno organizzazioni, enti e associazioni che operano nella società civile bergamasca richiamandosi all’eredità culturale dell’antifascismo, radice della nostra Costituzione, ha espresso il proprio sconcerto e la propria preoccupazione per le prese di posizione del politico. Il Comitato ha parlato di“cattiva coscienza”, esprimendosi come segue: «Ci spiace constatare che il desiderio degli studenti di conoscere la vita e le vicende di chi si è impegnato per consegnarci una città libera trovi delle rimostranze proprio da parte di quegli adulti che, ancor più se rivestiti di responsabilità politiche, dovrebbero farsi interpreti di queste richieste per offrire ai più giovani la possibilità di apprendere in quale modo e grazie a chi si è giunti all'assetto democratico e repubblicano del paese in cui viviamo». Inoltre, sottolineano: «Pensiamo che l’amministrazione e chi ha lavorato con l’Istituto Comprensivo Da Rosciate, da cui era partita la richiesta di un segno nel quartiere che ricordasse la storia dei Minardi, non debbano giustificare alcunché, visto che dovrebbe essere impegno di tutte e di tutti rendere visibili le storie delle donne e degli uomini, che hanno contribuito in vario modo alla sconfitta del nazifascismo e alla costruzione della libertà e della democrazia nel nostro paese».

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