«Gori è come Salvini»: l'attacco al sindaco di Sinistra Italiana Bergamo sulla questione del nucleare
Entrambi vedrebbero in questa energia l’unico modo per abbattere le emissioni di Co2. Una posizione sbagliata, per il partito rosso
«Non bisogna comunicare notizie false sull’efficacia di una tecnologia che non è sostenibile, che non aiuta a risolvere il problema della crisi climatica e dell’approvvigionamento energetico. Invece, bisogna cambiare il sistema che inquina l’ambiente e incide negativamente sulla salute delle persone, investire su energie diffuse sul territorio e sicure come le rinnovabili». Sono queste le parole con le quali Sinistra Italiana Bergamo commenta la posizione del primo cittadino Giorgio Gori, che la scorsa settimana si era pronunciato a favore del nucleare.
Dopo la decisione del Parlamento Europeo di inserire nella tassonomia verde il nucleare e il gas, il sindaco di Bergamo aveva espresso la propria opinione a favore della decisione presa dall’istituzione europea, definendo il nucleare energia sostenibile e sottolineando che «se vogliamo azzerare le emissioni CO2 non possiamo farne a meno». Una frase, questa, che ha portato il gruppo Sinistra Italiana Bergamo ad avvicinare la figura di Giorgio Gori, iscritto dal 2011 al Partito Democratico, al leader nazionale della Lega Nord, Matteo Salvini.
Secondo Sinistra Italiana Bergamo, quella di Gori sarebbe una dichiarazione insostenibile, perché «il nucleare non è un’energia sostenibile e non consente assolutamente, a differenza delle energie rinnovabili, di azzerare le emissioni di CO2. Il nucleare non è una soluzione efficace infatti per realizzare una centrale ci vogliono almeno 15-20 anni, mentre un polo per le energie rinnovabili solo due anni».
È una questioni di tempi quella che sulla quale si incardina la polemica. È vero che l’unica via per completare la transizione ecologica sia necessario il nucleare? Secondo Sinistra Italiana Bergamo, in posizione del tutto opposta rispetto a quella che trapela dai social di Gori, no. «Le energie rinnovabili sono un investimento strategico che ci consentirebbe di diminuire l’impatto della crisi climatica, di soddisfare il fabbisogno energetico nazionale e di dare sovranità energetica al nostro Paese. Infatti, secondo i dati elaborati dall’ingegner Sorokin, membro del comitato scientifico di Legambiente, per coprire l’intero fabbisogno energetico italiano (usi civili, industriali e trasporti) sono necessari circa 350 Gw (Gigawatt) di potenza istallata. Per soddisfarla è sufficiente utilizzare un mix rinnovabile composto da sole, vento fonti e acqua, che sono ampiamente disponibili sul nostro territorio nazionale».
Un riferimento poi alla situazione di siccità, allarmante ormai da diverse settimane e che non sembra doversi placare nel breve. «È vero che siamo in una condizione di siccità, ma se si investisse in impianti di desalinizzazione dell’acqua, nella costruzione di nuovi bacini idrici capaci di contenere l’acqua piovana, potremmo generare energia pulita. L’energia idroelettrica, infatti, è in grado di coprire il 10% del fabbisogno ed è una fonte rinnovabile programmabile, in grado di dare stabilità alla rete elettrica quando manca il sole e non c’è vento. Il 45% di fabbisogno energia verrebbe colmato dall’energia solare coprendo con pannelli fotovoltaici 20 metri quadri di superficie per abitante, senza consumare nuovo suolo ma semplicemente coprendo tetti di case, di edifici pubblici e capannoni industriali. Il restante 5% sarebbe colmato dalle biomasse, geotermia e dai rifiuti».