ipnosi di massa

Elena Ceste, il piccolo Loris e quelli che in tivù parlano di loro

Elena Ceste, il piccolo Loris e quelli che in tivù parlano di loro
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Abbiamo un problema. Si chiama Elena Ceste. Un altro: Roberta Ragusa. Un terzo: il piccolo Loris. Quattro: Guerrina Piscaglia di Ca’ Raffaello, scomparsa il 1 maggio in un turbine di preti africani. Due li abbiamo risolti: Gilberta Palleschi - l’insegnante di Sora amante del jogging - è stata uccisa e gettata in una scarpata da uno che ha il suo stesso cognome (ma non è parente) ed è stato arrestato. Giuditta Perna, la studentessa di Calitri (Avellino) scomparsa, è stata trovata nell’Ofanto ma non si sa ancora come ci sia finita. Quindi il caso è risolto solo a metà. Di loro parlano: «Chi l’ha visto?» - al mercoledì in prima e seconda serata su Rai3. «Quarto Grado», in prima, seconda e terza serata al venerdì. «Porta a Porta», quando capita (ma capita abbastanza spesso). «Storie vere», tutte le mattine alle 10 appassionatamente su Rai1. Magari ne parlano anche in altri programmi, ma fortunatamente non ne siamo a conoscenza.

Personaggi mobilitati. I conduttori: Federica Sciarelli (Chi l’ha visto?), Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero (Quarto Grado), Eleonora Daniele (Storie vere), Bruno Vespa (non c’è bisogno di dirlo). Attorno a loro. Per «Chi l’ha visto?»: Gianloreto Carbone, mitico narratore di eventi quando abbiano già assunto una certa consistenza ed esigano di essere ricondotti a un corpus unitario. Voce unica e inconfondibile, vale da sola la trasmissione. Poi ci sono Fiore de Rienzo detto Fiore e tutti gli altri, che sono bravissimi.

Per «Quarto Grado». Lo psichiatra forense Massimo Picozzi esperto in serial killer, la bella romanina Barbara Palombelli, il generale ex dei RIS di Parma Luciano Garofano, lo psichiatra e psicoterapeuta Alessandro Meluzzi, un altro signore che è sempre molto arrabbiato perché o le indagini non sono state condotte bene o qualcuno dei presenti è intervenuto a sproposito. Da Sassari la giornalista Ilaria Mura Delitala.

Per «Storie Vere». Alessandro Meluzzi (vedi sopra), il direttore di “Giallo” Andrea Biavardi, il criminologo Natale Fusaro (non sempre). «Porta a Porta»: la compostissima, elegante, misurata dottoressa Matone (magistrato. Si chiama Simonetta, ma non sembra che abbia un nome proprio, come la moglie del Ten. Colombo) e la bionda occhiverdina Roberta Bruzzone che se non si sbrana e mozzichi (morsi, in romanesco) l’avvocato Francesco Villardita difensore di Veronica Panarello - la mamma del piccolo Andrea Loris Stival - è solo perché lui è in collegamento telefonico.

Poi ci sono: Michele Buoninconti, ora tradotto nel carcere di Asti con l’accusa di omicidio premeditato e occultamento di cadavere nei confronti della moglie Elena Ceste trovata nuda in un canale nei pressi della loro abitazione sita in Costigliole d’Asti. L’ineffabile Mirko (si chiamerebbe anche Alessandrini, ma per tutti è solo Mirko) marito della scomparsa Guerrina Piscaglia, che ha fatto sapere alla conduttrice Federica Sciarelli che certe volte si sente un po’ preso in giro. E poi padre Gratien, cioè Graziano, il cui aspetto ricorda un po’ troppo da vicino - a chi ha una certa età - quello del dittatore ugandese Idi Amin Dada, per cui può far solo la parte del sospettato a prescindere. Mirko è assistito dall’avvocato Francesca Faggiotto che dev’essere realmente un bel tipo perché oltre alla funzione di avvocato sembra svolgere umilmente e in modo sorridente quella di graziosa badante del suo assistito.

 

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E così a noi succede questo: che andiamo a letto con le ultime in esclusiva su Elena Ceste e il giorno dopo, verso metà mattina, arieccoci con Elena Ceste e col servizio andato in esclusiva la sera prima. Dopo cena diamo un’occhio alla TV, e di nuovo c’è Michele Buoninconti - marito di Elena Ceste - che ci racconta dove ha trovato gli occhiali (una volta in bagno e l’altra vicino al cancello) mentre la bella Barbara si capisce benissimo che non crede una parola di quello che dice e Picozzi sciorina uno dopo l’altro tutti i casi in cui un serial killer è stato soltanto un monokiller per cui bisognerebbe saperne di più per poter dire qualcosa di certo. Poi di nuovo la storia del telone da serra, poi la prova cronometrica del percorso uno e del percorso due dove si è agganciata la cella telefonica (zoom sul palo della cella telefonica), poi di nuovo un servizio di qualche mese fa in cui avevamo già detto, nella nostra trasmissione, quello che è stato scoperto solo di recente. Poi la storia della bottiglietta col tappo marrone e infine entra in scena il cacciatore (che in realtà è un pensionato, ma oramai è stato promosso cacciatore a pieno titolo e come tale ce lo teniamo) che ha trovato il corpo del piccolo Loris nel canale in località Mulino Vecchio (o Vecchio Mulino), località che morire se si trova su una qualche googlemap, tant’è che i primi resoconti lo davano morto (il piccolo Loris che aveva percorso a piedi circa quattro chilometri) a venti chilometri da lì, perché il toponimo “vecchio mulino” risulta solo in comune di Scicli, ed è un albergo diffuso e non un canalone in cui gettare i bambini senza mutandine e senza zainetto.

Quando abbiamo finito di sentire l’ennesima ricostruzione resa possibile da nuovi (?) elementi emersi dalle indagini, ecco che la procura di Pisa dichiara chiuse le indagini sul caso di Roberta Ragusa e ci ritroviamo ancora una volta il volto impenetrabile di Roberto Logli di san Giuliano Terme che adesso si è portato in casa l’ex segretaria della scuola guida e sua amante (segreta) da anni nonostante fosse la migliore amica della moglie vera il cui cadavere è stato occultato secondo la procura mentre il marito continua a sostenere che si è allontanata volontariamente da casa anche se un vicino dice di aver visto i due litigare prima di salire in macchina la notte della scomparsa, mentre il Logli ha sempre sostenuto di essere a letto, a quell’ora. E qui ci (ri)toccano le registrazioni ambientali (in macchina) dei genitori di lui che sospettano fortemente che qualcosa di brutto sia davvero successo.

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Poi la sera, prima di andare a letto, diamo un’occhiata a «Porta a Porta» e ci risiamo con l’allineamento delle telecamere di Santa Croce Camerina, rifacciamo il percorso da casa Stival al castello di Donnafugata tenendo il cronometro in mano, passiamo dai cassonetti quelli del Mulino Vecchio e quelli di Donnafugata (che nei film di Montalbano sarebbe la casa di Balduccio Sinagra, boss con dentiera), poi Roberta Ragusa e di nuovo Elena Ceste finché il sonno ci accoglie nelle sue braccia ospitali.

Sono belle queste trasmissioni. Abbiamo iniziato dicendo che avevamo un problema. Ora ci accorgiamo che non è così. Nel senso: noi abbiamo realmente dei problemi. Ma queste trasmissioni hanno una potenza ipnotica tale, hanno una tale capacità di attrazione che tutto il resto scompare. Chi sarà il nuovo presidente della Repubblica? Chi lo sa, speriamo solo che non gli scompaia qualcuno di casa, altrimenti non ce lo togliamo più di mezzo per diversi anni.

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