L'escursione consigliata

La dura salita fino al rifugio Tagliaferri, tra specchi d'acqua e fatica. Ma ne vale la pena

È la più elevata delle "capanne orobiche" e la più difficile da raggiungere. Si trova incastonato in un ambiente unico per flora e fauna

La dura salita fino al rifugio Tagliaferri, tra specchi d'acqua e fatica. Ma ne vale la pena
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di Angelo Corna

È la più elevata delle "capanne orobiche" e la più difficile da raggiungere: sono queste peculiarità a rendere unico il rifugio Nani Tagliaferri. Tappa intermedia all'itinerario naturalistico Antonio Curò, posto esattamente a metà strada tra quest’ultimo e il Passo del Vivione, si trova incastonato in un ambiente unico per flora e fauna. La zona è infatti tutelata dalla riserva faunistico venatoria Valbelviso-Barbellino ed è ricca di specchi d’acqua sparsi lungo tutti i versanti delle montagne circostanti.

Raggiungerlo non è una passeggiata: qualunque sia l’itinerario scelto, ci attendono almeno tre ore di cammino, che porteranno gli escursionisti alla scoperta della bellezze uniche che racchiude la severa Val di Scalve.

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I sentieri per raggiungere il rifugio sono riservati agli esperti, non tanto per le difficoltà, quanto per le lunghezze e i dislivelli previsti. L’itinerario classico trova partenza da Ronco di Schilpario e ricalca le orme del segnavia Cai 413. Il sentiero sale lungo un'antica mulattiera militare in modo regolare, costeggiando la Valle del Vò fino alle cascate omonime, visibili con una veloce deviazione.

Il tracciato continua ben segnalato fino ai 1.600 metri di quota, per poi oltrepassare, con l'ausilio di un ponte di legno, il torrente e risalire deciso fino alla conca di Venano di Sopra. Con ampi tornanti si prosegue lungo la mulattiera, fino a raggiungere in falsopiano il Rifugio Nani Tagliaferri, posto a metri 2.328. Il percorso richiede quattro ore di cammino e prevede un dislivello positivo di 1.300 metri.

Un secondo itinerario trova partenza dal Passo di Belviso: dal lago omonimo si imbocca il segnavia 12 e 13, che costeggia il grande bacino artificiale fino all’imbocco della Val di Pila. Passo dopo passo, ci si innalza seguendo il torrente fino alla malga omonima (metri 2.010) e, successivamente, attraverso la Valle di Belviso. Con salita costante raggiungeremo dapprima il Passo di Venano e, con un ultimo sforzo il rifugio, ormai visibile…

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