Concorsi pubblici: cosa può accadere dopo la caduta del governo

Dopo lo stop imposto dall’emergenza pandemica, le amministrazioni pubbliche centrali e locali hanno ripreso le procedure di selezione per nuove assunzioni mediante bandi di concorso pubblici. Nel corso dell’ultimo anno e mezzo, infatti, molti enti pubblici hanno dapprima ‘recuperato’ i concorsi calendarizzati già nel 2020 (ma bloccati a causa del Covid e poi rimasti in sospeso) per poi procedere con la pubblicazione dei nuovi bandi, impostando l’iter di selezione in base alle direttive della recente “riforma Brunetta”. Questa nuova stagione dei concorsi pubblici, alimentata anche dai fondi del PNRR per l'implementazione di obiettivi a breve e medio termine, rappresenta per molti una concreta possibilità di inserimento nel mondo del lavoro. Dopo la caduta del governo Draghi e la conseguente indizione delle elezioni anticipate, lo scenario potrebbe cambiare, soprattutto per i grandi concorsi pubblici a carattere nazionale. In questo articolo cerchiamo di capire cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi.
Concorsi presso gli enti locali
Per quanto riguarda le procedure concorsuali appannaggio delle amministrazioni locali (comuni, province - incluse quelle autonome - regione, aziende ospedaliere e simili), al momento non cambierà nulla. Le prove dei concorsi già banditi e si svolgeranno regolarmente e, in base alle esigenze di organico, dopo il mese di agosto dovrebbe riprendere regolarmente l’attività organizzativa con la pubblicazione dei nuovi bandi di concorso. Gli avvisi saranno pubblicati in Gazzetta Ufficiale, come prevede la prassi, e tramite i siti istituzionali degli enti competenti; in aggiunta, è possibile tenersi aggiornati circa i nuovi bandi attivi attraverso un portale specializzato come www.concorsipubblici.com, così da poter consultare agilmente gli aggiornamenti relativi ai concorsi attivati dagli enti locali.
Bandi di concorso delle amministrazioni centrali
Diverso, almeno in teoria, il discorso relativo alle procedure concorsuali indette dalle grandi amministrazioni centrali (i ministeri, l’Agenzia delle Entrate, l’INPS etc.). Il motivo è ‘semplice’; tra i vari adempimenti previsti dal PNRR vi sono anche numerosi interventi e provvedimenti funzionali al potenziamento degli enti ai vertici della pubblica amministrazione. All’interno di questo contesto si collocano molte delle procedure concorsuali implementate nel corso degli ultimi dodici mesi, finalizzate all’assunzione a tempo determinato (3 anni, ovvero fino ad esaurimento delle risorse del PNRR) di unità da inserire perlopiù nei ministeri e nelle altre amministrazioni centrali.
Con la caduta del governo presieduto da Mario Draghi, parte dei fondi in arrivo dall’Unione Europea potrebbero andare persi; nello specifico, nella peggiore delle ipotesi, la formazione di un nuovo esecutivo potrebbe mettere a repentaglio il completamento degli interventi necessari ad accedere ai finanziamenti previsti dagli accordi tra Italia e UE. La speranza, quindi, è che l’iter per la formazione del nuovo governo non sia troppo laborioso e che si completi nel più breve tempo possibile, così da ridurre al minimo il periodo di mancata operatività del nuovo esecutivo.
Da un punto di vista più specifico, non è dato sapere se l’impostazione generale dei concorsi cambierà o meno con il prossimo governo. Molto dipenderà dall’eventuale mantenimento dell’attuale Ministero della Pubblica Amministrazione (e, nel caso, la nomina di un eventuale nuovo ministro titolare del dicastero) e dal legislatore al quale verranno affidate (o delegate) le responsabilità inerenti all’organizzazione della pubblica amministrazione.
Al momento, quindi, non ci sono elementi sufficienti per delineare uno scenario preciso, poiché le variabili in gioco sono numerose. Al prossimo esecutivo toccherà scegliere se alla PA toccherà un ministero di riferimento oppure, come accaduto spesso nel recente passato, un ministro senza portafoglio. Difficile, infine, immaginare una radicale riforma delle procedure di svolgimento dei concorsi, dal momento che la recente “riforma Brunetta” è stata avallata per snellire gli iter di selezione riducendo il numero delle prove a cui devono sottoporsi i candidati idonei alla partecipazione.