Consumo di suolo, Confai Bergamo: dati preoccupanti sul lungo periodo
Il segretario provinciale Cattaneo: «Una dinamica che penalizza nello stesso tempo agricoltura, paesaggio e biodiversità»
Lo scorso anno, la perdita di terreni agricoli in Bergamasca si è attestata su una cifra di poco inferiore ai 150 ettari, vale a dire su valori minori rispetto agli anni precedenti la pandemia. In ogni caso Confai, l'associazione che riunisce imprese agro-meccaniche e agricole, ha fatto notare che una leggera inflessione della curva del consumo di suolo provinciale non può essere letta come una buona notizia, in quanto rappresenta semplicemente una conseguenza fisiologica del generale rallentamento dell'economia negli ultimi due anni.
«L'ultimo rapporto nazionale sulla riduzione delle aree verdi mostra dinamiche territoriali che continuano a penalizzare agricoltura, paesaggio e biodiversità generando rilevanti danni economici e ambientali, senza che si vedano peraltro all'orizzonte chiari segnali istituzionali di ricerca di un'inversione di tendenza» ha affermato il segretario provinciale di Bergamo, Enzo Cattaneo, commentando i nuovi dati sul consumo di suolo diffusi nelle scorse settimane dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra).
A livello nazionale, l'impatto economico della riduzione di suolo naturale o seminaturale verificatasi nell'ultimo anno è stimato in otto miliardi di euro in totale dall'ente che fa capo al ministero per la Transizione ecologica (Mite). Secondo le elaborazioni dell'Ufficio economico di Confai Bergamo, i danni diretti prodotti a livello provinciale dal consumo di territorio agricolo, nel solo 2021, ammonterebbero a circa 25 milioni di euro. «A preoccupare non sono unicamente gli effetti deleteri per la disponibilità di fattori di produzione del settore primario – ha aggiunto il presidente di Confai Bergamo e Confai Lombardia, Leonardo Bolis -, ma anche le pesanti ricadute sull'occupazione e sulla tenuta del tessuto imprenditoriale locale, legato ai processi di trasformazione e commercializzazione lungo l'intera filiera agroalimentare».
Visto in un'ottica temporale più lunga, il fenomeno appare in tutta la sua drammaticità: in provincia di Bergamo si sono infatti persi poco meno di quattromila ettari nell'ultimo decennio, a causa della realizzazione di infrastrutture viarie, insediamenti industriali e terziari e opere di urbanizzazione.