Il processo

Omicidio di via Novelli, parla il padre di Patelli: «Le scuse alla famiglia Tayari? Ogni parola è superflua»

Nel corso dell’udienza sono stati ascoltati anche i consulenti della difesa. La sentenza è attesa per il 18 novembre

Omicidio di via Novelli, parla il padre di Patelli: «Le scuse alla famiglia Tayari? Ogni parola è superflua»
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Il padre di Alessandro Patelli, il giardiniere 19enne accusato dell’omicidio del 34enne Marwen Tayari, avvenuto a Bergamo in via Novelli l’8 agosto 2021, è stato sentito in Tribunale nella mattinata di oggi (mercoledì 19 ottobre), davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Giovanni Petillo.

Giambattista Patelli ha risposto alle domande del pm Paolo Mandurino e degli avvocati, ripercorrendo i momenti successivi all’omicidio, con i primi accertamenti dei carabinieri della caserma di Bergamo Bassa.

«Quando sono arrivato in macchina c’era un capannello di gente in strada - ha raccontato l'uomo - . Appena ho visto mio figlio sporco di sangue ho abbandonato l’auto sul carrale, con dentro ancora le chiavi e il cane. Mi è venuto incontro urlando: "Mi stava ammazzando, mi stava ammazzando"».

Al momento di descrivere il figlio, il genitore lo ha definito «un ragazzo dolce, affettuoso, introverso», aggiungendo: «Per quanto ne so, Alessandro non ha praticamente mai litigato con nessuno e forse l’unica lite che ricordo è stata al Seminarino, mentre giocava a pallone. Ma è stato lui a prendere un pugno, rompendosi pure il naso. Se abbiamo parlato di quanto accaduto in famiglia? Certamente. Quel giorno io e Alessandro abbiamo pianto in strada: è una tragedia che ha rovinato due famiglie, lui e mia moglie sono seguiti da una psicologa».

L’accusa e le parti civili hanno sottolineato poi il fatto che né l’imputato né la sua famiglia si siano ancora scusati per l’accaduto con la famiglia della vittima. Patelli ha detto che anche lui è rimasto orfano di padre a 5 anni e di madre a 6 (Tayari aveva due figlie minorenni, le quali hanno assistito alla colluttazione finita in tragedia), spiegando che «ogni parola è superflua, così come le lettere e i bigliettini. Anzi, per quella che è stata la mia esperienza ritengo il peso della compassione perfino fastidioso. Il mio modo di esprimere solidarietà di fronte alla morte è quello di restare in silenzio. A livello economico siamo noi ad avere problemi. Ma non è detto che un giorno non possa decidere di aiutare le figlie della vittima».

Nel corso dell’udienza sono stati anche ascoltati i consulenti della difesa, il medico legale Giancarlo Borra e il genetista Giorgio Portera. La prossima udienza è stata fissata per venerdì 25 ottobre e la sentenza dovrebbe arrivare il 18 novembre.

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