Bergamo, Daste è molto più di un bistrò e continua a produrre energia (creativa)
La direttrice Martina Cesani: «A un anno dall'apertura si inizia a intuire che questo è un hub culturale»
di Marta Belotti
Ormai è più di un anno che l’ex centrale termoelettrica di via Daste e Spalenga è tornata a produrre energia, anche se non più in forma di luce, bensì come fermento e vivacità culturale.
«Forse, per una questione temporale per la quale è arrivato prima il bistrò di tutto il resto, il progetto Daste è oggi conosciuto più per quello. Tuttavia, a oltre dodici mesi dall’apertura e dopo due estati di lavoro, credo che Daste stia riuscendo a raggiungere il suo obiettivo. L’obiettivo è rendere questo posto l’hub culturale che a Bergamo mancava», spiega Martina Cesani, coordinatrice di progetto e direttrice artistica dello spazio.
Da quando ha aperto, nella primavera 202, sono passate una manciata di stagioni e tanti festival, iniziative, progettualità che hanno trovato casa nei grandi spazi di Daste. Da Orlando alla Fiera dei Librai nella sua versione estiva 2021, da ArtLab al recente D-Festival, da La Centrale dei Dischi a Visioni: sono stati tanti gli appuntamenti e spesso il rischio è stato quello di perdere la bussola in un potpourri di proposte così vaste e variegate.
Cesani rivela il fil rouge con il quale leggere le proposte passate e interpretare gli eventi futuri in programma - e sono tanti, tutti di alta qualità -: «Il nostro focus sono i linguaggi contemporanei ed è intorno a questo cardine che si sviluppano tutti i nostri progetti».
La direttrice artistica introduce anche i quattro pilastri sui quali si fonda, metaforicamente, il nuovo assetto della ex centrale di Celadina: «Accanto ai linguaggi contemporanei, per noi centrale è anche il tema del welfare culturale. In questa direzione, è fondamentale coinvolgere le parti sociali, puntando sul lato esperienziale di eventi artistici e culturali, sulla divulgazione, come abbiamo già fatto con le tante presentazioni di libri ospitate, sulla sperimentazione di nuovi modelli di interazione tra profit e no profit, che vengono messi in connessione grazie e con la nostra rete».
In questo modo, Daste cerca di illuminare Bergamo e di diventare un faro culturale al quale rivolgere lo sguardo non soltanto dalla città e dalla sua provincia, ma anche da tutta Italia e, perché no, dall’Europa.
«Qualcuno, entrando a Daste, mi ha detto che un posto del genere se lo immagina più a Copenaghen che a Bergamo», rivela, senza nascondere una punta di orgoglio, Franz Barcella, socio di Nutopia, realtà coinvolta nella rete che si articola intorno al progetto. E aggiunge: «Questo commento mi ha colpito, non soltanto perché lusinghiero, ma anche perché mi ha confermato che stiamo andando nella direzione giusta: dare a Bergamo qualcosa che la città ancora non aveva». (...)