L'idea

Dalla Val Camonica è “Invasione Rupestre”: tappa a Gandino per l’Arazzo di Zurla

Sabato 29 ottobre farà una sorta di ritorno alle origini, esposto negli spazi dell’antico lanificio di Fondovalle

Dalla Val Camonica è “Invasione Rupestre”: tappa a Gandino per l’Arazzo di Zurla
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Nell’immediata vigilia di “Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023” la Valcamonica e la Val Gandino si ritrovano unite da uno straordinario biglietto da visita, lungo 10 metri, e frutto di un originale intreccio fra storia, arte e artigianato destinato a stupire. Sabato 29 ottobre alle 15 fa tappa a Gandino, negli antichi spazi di Torri Lana 1885, il “Viaggio dell’Arazzo di Zurla”, nato da un disegno a sei mani di Sara Donati, Sara Galli ed Elena Turetti e realizzato proprio nell’antico lanificio del Fondovalle gandinese.

Il viaggio dell’Arazzo di Zurla (che è possibile seguire sulla pagina Instagram “InvasioneRupestre”) è iniziato il 24 settembre con la traversata dei boschi che custodiscono in Valcamonica (dalla riserva di Nadro a San Salvatore) i segni dell’arte rupestre camuna, riconosciuti patrimonio Unesco nel 1979. L’idea di dare corpo al fatto che “anche i segni migrano”, ha poi portato l’Arazzo al MuPre e al Parco Seradina-Bedolina a Capo di Ponte, a Cerveno, Paspardo, Cima Barbignaga, al Tempio di Minerva a Breno, alla foce dell’Oglio a Pisogne ed ora a Gandino, penultima tappa di un percorso che nella primavera 2023 porterà il manufatto in Sala Testori al Teatro Parenti di Milano.

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“I segni dei nostri antenati Camuni -  spiega Marco Milzani della cooperativa sociale “Il Cardo” che ha coordinato il progetto - sono stati tra le mura di pietra di monasteri e pievi, tra le mani di bambini e ragazzi, immersi nel chiacchericcio di cortili e piazzette, sotto gli occhi di scienziati e giornalisti. L’arazzo si è mosso da un luogo all’altro, lentamente, avvisando del suo arrivo come per predisporre tutti all’ascolto e alla scoperta di quello che il luogo aveva da dire, bastando a volte smuovere la polvere, chiamare a raccolta tutte le persone nei dintorni informate dei fatti, innescare grandi abbuffate di segni.

Come per ritrovare un intento comune, volgere nuovamente il nostro sguardo, rifare visita all’infanzia dell’umanità sulle rocce incise, e ripassare di lì insieme. Si può dire che in poco meno di 30 giorni si siano succeduti: incontri, conversazioni libere, adunate, laboratori, giochi, mostre, discussioni, passeggiate stralunate e grandi scoperte. Che questo viaggio si potesse trasformare in un rito collettivo non si poteva prevedere, è accaduto. Ne siamo lieti”.

Sabato 29 ottobre l’Arazzo farà una sorta di ritorno alle origini, esposto negli spazi dell’antico lanificio di Fondovalle che nel giugno 2021 ha tessuto il gigantesco pezzo unico (mt. 10 x1,40) nato dal disegno delle tre artiste. Un’operazione nella quale si sono fuse le intuizioni creative e le competenze artigianali di altissimo profilo di questa una manifattura storica, dedita alla tessitura di tessuti d’arredo di pregio.

In principio - spiegano le artiste - l'arazzo non c'era e nelle nostre teste c'erano solo rocce. Affioranti e morbide agli occhi per il lavorio del ghiaccio, nei tempi in cui la Valle Camonica ne giacque sommersa. Quando il ghiaccio ritirato restituì le rocce, gli uomini ne continuarono in qualche modo l'opera prendendo a incidervi i loro segni. Anche per noi la frequentazione continua e ripetuta di queste rocce per quasi un anno di lavoro è stata presto un modus operandi.

Il tempo dedicato ai segni, tempo di attenzione concentrata e di sedimentazione lungo, ci ha donato la fiducia necessaria per dare avvio a un lavoro di riscoperta attraverso il disegno. Non è mai stata una questione di linguaggio, ma di cimento, di prova, di interrogazione del segno.

L'assenza di certezze di interpretazione, che connota le letture archeologiche, ha in parte determinato la nostra condizione di lavoro: non si è andati in cerca di spiegazioni o di affermazioni, ma nella direzione opposta. Abbiamo attinto a piene mani dalle figure rupestri, incise su pietra senza alcuna apparente gerarchia.  Sulla stessa roccia stanno figure grandissime e piccolissime, in una direzione o in quella opposta, da est o da ovest, in un verso o il contrario, sotto-sopra e viceversa, evidenti o nascoste.

Le rocce ci appaiono oggi come un disegno continuo che attraversa i millenni senza soluzione di continuità. Noi le abbiamo prese, riscritte, ritagliate, ridisegnate, smontate e rimontate, rilette in serie e reinterpretate in mille modi diversi. Ne sono venute figure nuove e ogni nuovo incontro è una promessa, che forse racconterà il mondo e la vita ancora una volta. Come, non lo possiamo sapere, ci basti credere che accadrà ogni volta che qualcuno si avvicinerà”.

Partner del progetto legato all’Arazzo di Zurla sono Il Cardo Cooperativa Sociale Onlus, Edolo (BS), Comunità Montana di Valle Camonica (BS), Direzione Regionale Musei Lombardia, Casa Testori, Novate Milanese (MI), Torri Lana 1885, Gandino (BG), Spicca Associazione Culturale, Sito Unesco n.94 della Valle Camonica, comune di Capo di Ponte, Proloco di Capo di Ponte, comune di Cerveno e comune di Breno.

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