Ma anche controllare il peso

Quattro metodi per vivere a lungo Bisogna essere gentili, colti e felici

Quattro metodi per vivere a lungo Bisogna essere gentili, colti e felici
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Fare volontariato o comunque instaurare buone relazioni sociali, formarsi una adeguata cultura (ancora meglio se universitaria), sentirsi bene con se stessi, cercare di evitare di acquisire misure over-size alla bilancia. Sono questi i nuovi principali indicatori di salute e di benessere della modernità, misurati dal rapporto The (W)health of nations. Salute e felicità, elaborato dal CEIS, il Center for Economic and International Studies dell’Università di Tor Vergata, a Roma, in collaborazione con la Fondazione Angelini e presentato in questi giorni nella capitale.

Lo studio. «Non tutto ciò che conta può essere contato e non tutto ciò che è contato conta»: sono parole famose, dette un giorno in qualche parte del mondo da Albert Einstein, mentre enunciava una delle sue innumerevoli teorie. Da qui i ricercatori romani sono partiti per elaborare il loro studio, con tutta l’intenzione di sfatare e controbattere quel noto paradosso. E, in parte, ci sarebbero anche riusciti, dimostrando che tutto, o in termini puramente economici o di qualità di vita migliore e longeva può essere misurato.

Per fare questa operazione pseudo-matematica hanno coinvolto oltre 100mila adulti, di oltre 50 anni, residenti in 19 Paesi europei e che, a partire dal giugno scorso, sono stati osservati per cinque mesi. Con lo scopo di conoscerne il livello di istruzione, le abitudini quotidiane, il loro modo di inserirsi nel mondo professionale e sociale, la partecipazione alla vita. E soprattutto la salute percepita: un valore che sembra avere un potere predittivo e fare la differenza sulla qualità degli anni maturi che saranno vissuti.

 

1) Percepirsi (e spendere) in salute

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Vale ben più di un euro, ma questo minimo investimento sembra sufficiente per regalare alla nostra vita almeno quattro anni in più. In salute e in un’esistenza degna e attiva. Dal rapporto è infatti emerso che essere in forma può abbassare il rischio di insorgenza futura di patologie croniche con una variabilità numerica delle stesse fino a 3-4 volte inferiori rispetto a chi vive una vita imbronciata e sottotono.

Economicamente parlando sta a significare che un punto in più di spesa investita per la salute sul Pil produce nella popolazione over 50 una riduzione dello 0.1 del numero medio di malattie croniche. Ovvero, ogni euro di spesa sanitaria ne frutta non meno di sette lordi (quattro netti), come beneficio sulla variazione di soddisfazione di vita della popolazione.

 

2) Controllare il peso

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Percepirsi in salute fa bene, ma bisogna anche razzolare correttamente. Ovvero moderare gli eccessi mangerecci e di pigrizia. Perché il sovrappeso e l’inattività fisica restano due fattori di rischio con impatti molti significativi sulla variazione nello sviluppo delle malattie croniche. I costi dell’obesità sono infatti notevolmente maggiori non tanto per la fascia d’età dopo i 55-60 anni, ma tra i 35 e i 55 anni, in quel periodo cioè in cui di norma non si hanno ancora patologie importanti, ma nel quale la conduzione di uno stile di vita sbagliato può portare allo sviluppo o alla compromissione futura dello stato di salute generale.

In buona sostanza, controllare il peso e fare sport, nella popolazione perfettamente sana, riduce del 30 percento le probabilità di sviluppare una malattia cronica. Da qui l’invito dei ricercatori ad un impegno maggiore nel far capire soprattutto alle giovani generazioni l’importanza dei corretti stili di vita, perché negli anni verdi si formano i comportamenti che accompagneranno fino all’invecchiamento.

 

3) Studiare tanto

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La salute effettiva e percepita al suo fianco deve avere anche un altro forte alleato: l’istruzione, meglio se di livello universitario. Il rapporto dimostrerebbe infatti che quasi in tutto il mondo i laureati vivono di più di chi ha solo la scuola dell’obbligo, con una differenza che va dai 10 anni negli Stati Uniti ai 3 anni stimati in Italia. La ragione dipenderebbe dal fatto che le persone con livelli di istruzione più elevati hanno anche migliori funzionalità fisiche e mentali, che le portano da un  lato ad ammalarsi di meno, specie per ipertensione e diabete, grazie all’adozione di stili di vita più sani e, dall’altro ad utilizzare meglio l’informazione medica.

 

4) Aiutare il prossimo

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Anche fare volontariato influenzerebbe lo stato di salute, migliorando la funzionalità organica in generale e riducendo il rischio di talune malattie, tra cui anche la probabilità di incorrere in un tumore. L’Italia, si sa, è un paese anziano; dunque il consiglio degli esperti è di trasformare questa popolazione avanzata in una risorsa: ovvero rendere produttivi coloro che vanno in pensione per evitare che subiscano il calo emotivo che lo stop professionale può generare. E vivano così una vecchiaia utile, attiva e in salute. Che è ciò che conta, poco importa se metaforicamente o economicamente parlando.

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