Inchiesta Promoberg, chiesto il rinvio a giudizio per quattro dei sei indagati
Al centro la figura dell’ex direttore di Promoberg, accusato di essere intascato illecitamente più di duecentomila euro
Il pm Silvia Marchina ha chiesto ieri (venerdì 25 novembre), in udienza preliminare, il rinvio a giudizio per quattro dei sei indagati sul caso Fiera, riguardante presunti peculati e truffa a causa dei quali sarebbe sparito, tra il 2006 ed il 2019, un totale di novecentomila euro dalle casse di Promoberg.
Rischiano il procedimento giudiziario Stefano Cristini, 57 anni, allora direttore dell’ente; Luigi Trigona, 80 anni, ex segretario generale; Diego Locatelli, 49 anni, all’epoca addetto cassa di Promoberg; Mauro Bagini, 84 anni, commercialista ed ex presidente del collegio sindacale di Promoberg. Le difese, invece, hanno invocato il non luogo a procedere.
La decisione del gup Massimiliano Magliacani arriverà il prossimo 10 febbraio. Il giudice, ammettendo le due nuove contestazioni di truffa aggravata inserite nel capo d’imputazione a ottobre, ha anche ammesso come parte civile la Camera di Commercio, che insieme al Comune e alla Provincia faceva parte della governance della società. L’ente si unirà quindi a Promoberg come parte lesa nel processo, mentre è stata respinta l’istanza di citare come responsabili civili i membri del collegio sindacale.
L’amministratore della società pubblicitaria di Lallio P. V. Eventi, Marco Lanfranchi, 55 anni, ha invece chiesto il rito abbreviato. L’accusa nei suoi confronti è di concorso in peculato con Cristini e truffa, per un danno rispettivamente di 8.784 euro e 2.196 euro, nel contesto dell’organizzazione della Fiera di Sant’Alessandro nel 2018. Il suo avvocato ha chiesto l’assoluzione, sostenendo che sia estraneo ai fatti contestati.
Stralciata la posizione di Gian Franco Sibella, 73 anni, accusato con Cristini di peculato per 241.266 euro e truffa per 13.786 euro. Il suo difensore ha fatto richiesta di perizia medica per il suo assistito, che in quanto affetto da grave malattia potrebbe non essere in grado di stare in giudizio.
Nel 2019 Cristini è finito ai domiciliari, con l’accusa di avere, con l’avallo di Trigona e Locatelli, compilato falsi rimborsi spese a nome di ignari dipendenti, intascandosi 239.157,43 euro, frutto di peculato in quanto Cristini avrebbe agito come incaricato di pubblico servizio. L’avvocato Nicolò Velati, invece, ha chiesto la derubricazione in appropriazione indebita, poiché l’unico contante presente in Fiera veniva dal ricavato del parcheggio ed era quindi di natura privata. Inoltre, per la difesa si dovrebbe dichiarare il non luogo a procedere, per difetto di querela, in merito agli episodi prima del maggio 2018, mese in cui fu introdotta la procedibilità d’ufficio per appropriazione indebita aggravata. Per quanto riguarda le altre accuse di peculato e truffa, per i difensori si tratterebbe di fatture emesse per attività realmente svolte.
Anche il legale di Trigona, Andrea Pezzotta, sostiene l’ipotesi di appropriazione indebita, mentre è stato chiesto il non luogo a procedere per Bagini, accusato di favoreggiamento. I suoi legali sostengono che il suo intento sia stato in realtà quello di accertare i rimborsi indebiti e hanno ricordato la segnalazione in Cda del 2019.