Ranica ricorda il curato don Gip: in un libro immagini, testimonianze ed emozioni
A cinquant'anni dalla morte la comunità rivive la storia di don Giuseppe Martello, nativo di Gandino e curato in paese dal 1944 al 1962. Fu anima di tante iniziative che hanno fatto la storia del paese.
di Giambattista Gherardi
Un libro di ricordi e di emozioni, per ricordare un sacerdote che tanto ha dato alla comunità a lui affidata. È stato presentato domenica 18 dicembre all’Oratorio San Filippo Neri di Ranica il volume “Don Gip, così ti ricordiamo…” dedicato a don Giuseppe Martello, curato a Ranica dal 1944 al 1962, nel 50° anniversario della morte.
La presentazione, guidata dal parroco don Francesco Sonzogni, si è tenuta nella sala dedicata proprio a don Martello e realizzata in quelli che un tempo erano i suoi ambienti domestici. Il lavoro di ricerca di documenti ed immagini ha coinvolto alcuni nipoti (Orietta Pinessi, Ivan, Marco e Floriano Franchina), ma anche Maurilio Gritti, Piergiorgio Confalonieri e don Daniel Martello, oggi impegnato in Belgio nella comunità di Lessines.
Don Giuseppe (per tutti don Gip) morì a soli 51 anni nel 1972. Il padre, Pietro Martello, era originario di Roana, in provincia di Vicenza sull’Altopiano di Asiago, ed aveva sposato Maria Carmela Rottigni: entrambi erano operai al Lanificio Testa di Gandino. In paese don Martello era nato il 7 settembre 1920, primo di tre figli. La sorella, Giuditta Martello Franchina (morta nell’agosto 2020) è stata benefattrice della parrocchia locale, donando preziosi manufatti a scopo benefico, nonché una tovaglia per la chiesa di Santa Maria degli Angeli in località Valpiana.
Don Giuseppe fu ordinato sacerdote il 3 giugno 1944 dal Vescovo mons. Bernareggi ed il giorno successivo celebrò la prima messa in Basilica a Gandino.
Fu destinato alla parrocchia di Ranica come curato. Diede vita ad un’infinità di iniziative, riorganizzando i quadri dell’Azione Cattolica ed appassionando tanti giovani alla montagna, suo grande amore. Negli anni ’50 don Gip guidò l’ampliamento dell’Oratorio, adoperandosi personalmente nel cantiere e nella raccolta della sabbia lungo il fiume Serio. Trovò tempo e modo anche di predisporre testi e rappresentazioni sacre, di cui curava pure colonna sonora (suonava pianoforte e fisarmonica ed insegnava canto) e scenografie.
“Don Giuseppe - ricorda la nipote Orietta Pinessi - fu anche sensibile poeta, cosa che tenne gelosamente nascosta. Vinse premi a livello nazionale e le sue poesie furono pubblicate su riviste specializzate L’interesse per la poesia risaliva alla prima giovinezza, ma lo accompagnò per tutti gli anni della sua vita. Ci sono rimaste poesie dattiloscritte o manoscritte, pochissime datate e, probabilmente tutte risalenti al noviziato o ai primi anni di sacerdozio. Il comune denominatore della sua spinta creativa è il desiderio di attingere all’Infinito, all’Eterno: un costante tentativo di raggiungere e conoscere sempre più Dio. E’ poesia pura, libera da forme metriche e retoriche tradizionali”.
A Ranica don Martello diede impulso alla Filodrammatica ed alle attività sportive con memorabili tornei. Nel 1962, dopo 18 anni e una giovinezza spesa per Ranica, venne chiamato dal Vescovo a Bergamo, come vicedirettore dell’Ufficio diocesano Oratori, a supporto di don Ferdinando Arizzi, del quale prese poi il posto nel 1964. Fondò e fu direttore responsabile della rivista per oratori “Il Cantiere”. Non pago si dedicò anche all’insegnamento all’Istituto magistrale Secco Suardo. Dopo la sua morte nel 1972 (probabilmente a causa di una malattia latente sin dai tempi del Seminario) la comunità di Ranica ne ha tenuto vivo il ricordo. A lui è dedicato il labaro dell’AVIS locale (era un donatore), mentre nel 2004 è stata intestata a suo nome una nuova via nel quartiere di Borgosale.