Alla Bicocca le pari opportunità sono una realtà concreta
La professoressa Patrizia Steca spiega come l’università milanese favorisce la piena attuazione dei principi di uguaglianza e di parità per studenti e lavoratori
In 25 anni di storia, l’Università di Milano Bicocca ha avuto due rettrici consecutivamente, Cristina Messa – dal 2013 al 2019 – e Giovanna Iannantuoni, in carica dal 2019. Un dato che già da solo rappresenta la grande attenzione che l’ateneo ha sempre avuto per le pari opportunità. E non solo nel più alto vertice accademico: anche molte altre importanti cariche sono state e sono ricoperte da donne, come sottolinea Patrizia Steca, professoressa di psicologia e presidentessa del Comitato unico di garanzia dell’Università Bicocca.
Alla Bicocca le pari opportunità sono una realtà concreta
“Il Cug - spiega la professoressa Steca, che lo presiede dal maggio 2022 - è un organo del nostro ateneo, presente in tutte le pubbliche amministrazioni, il cui mandato è quello di promuovere le pari opportunità, contrastare ogni discriminazione e garantire il benessere sul lavoro. La nostra attenzione ovviamente è rivolta a lavoratori e studenti”.
Come si concretizza l’attenzione per gli studenti?
“Ad esempio, tra i nostri obiettivi del prossimo anno c’è quello di investire sul mentoring, una formula che funziona molto bene nel mondo delle aziende ma è poco conosciuta in ambito accademico. Vogliamo estendere questa opportunità alle nostre studentesse, dei corsi di laurea e di dottorato, per superare il gap di genere - soprattutto nelle materie scientifiche e mediche - e sostenere le ragazze che fanno fatica a portare avanti carriera e sogni personali”.
Lavorare precocemente per superare il gender gap
In cosa consiste la vostra sperimentazione di mentoring?
“Accompagnare le ragazze - e ovviamente tutti gli studenti - nel passaggio verso il mondo del lavoro. Ma per superare questo gender gap dobbiamo agire molto prima. Se una donna viene pagata meno di un uomo è anche perché lei stessa accetta uno stipendio inferiore, quindi dobbiamo lavorare sulla rappresentazione che la donna ha di se stessa. Un lavoro che va fatto precocemente. Infatti collaboriamo molto con il mondo della scuola”.
Il problema è quindi culturale?
“Queste rappresentazioni si formano molto presto e incidono sull’idea che si ha delle proprie possibilità. Ecco perché le cosiddette materie stem - le discipline scientifico-tecnologiche - sono ancora scelte da una prevalenza di maschi. Si tratta di un pensiero radicato, quindi dobbiamo intervenire precocemente, già alle elementari, permettendo a tutti di familiarizzare con il mondo delle scienze, ad esempio raccontando delle tante scienziate famose”.
Come andare oltre gli stereotipi
Come si superano questi stereotipi di genere?
“Gli stereotipi sono insidiosi, si diffondono senza una piena consapevolezza. Tutti diremmo: cosa c’è di strano se una donna svolge quel ruolo? Nulla! E’ essenziale aiutare le donne anche sui temi della maternità e della famiglia, in quanto compatibili con una carriera professionale. Raccontando ai più piccoli e alle famiglie, appunto, storie di donne che sono riuscite a non sacrificare qualcosa della loro vita”.
Ma le famiglie di oggi sono diverse e la figura dell’uomo è cambiata?
“In effetti bisogna lavorare anche sul tema della paternità, sui ruoli nella famiglia e sul carico domestico. Con la pandemia purtroppo si sono accentuati gli squilibri all’interno della famiglia: molte donne hanno lasciato il lavoro per conciliare la cura di figli e parenti. Perché lascia, ovviamente, chi guadagna meno e il più delle volte è la donna”.
Pari opportunità non solo di genere
La parità non è solo di genere...
“Le pari opportunità non sono solo di genere e non è solo una distinzione binaria. Siamo molto orgogliosi di essere uno dei pochi atenei italiani a prevedere la carriera ‘alias’ per chi richiede una identità alias, non solo per una transizione di genere ma anche perché non si riconosce nella propria identità sessuale biologica. Inoltre, siamo tra i primi atenei a estendere la carriera alias anche al corpo docente e amministrativo”.
La parità, dicevamo, non è solo di genere...
“Certamente, pensiamo alla disabilità: abbiamo un servizio dedicato, anche per i disturbi dell’apprendimento, e stiamo mappando tutti i servizi e gli spazi dell’ateneo per verificarne l’accessibilità e renderli effettivamente fruibili da tutti. Abbiamo anche un progetto dedicato agli studenti figli di immigrati. Una maggiore conoscenza di questi studenti ci permette di capire i loro bisogni e rispondere con azioni mirate, ad esempio lavorando sulla rappresentazione che hanno di sé e garantendo il diritto allo studio integrando i finanziamenti della Regione”.