Perché L'Espresso non pubblica la lista Falciani completa

Negli ultimi giorni impazza, su pressoché tutti i quotidiani mondiali, la notizia relativa alla fantomatica “lista Falciani”, ovvero l’elenco di persone di ogni nazionalità o settore professionale che pare siano titolari di un conto corrente bancario presso una banca svizzera, perlopiù l’istituto HSBC, e sui quali quindi grava la scomoda e disonorevole aura di evasori fiscali. In sostanza, trattasi di soggetti che avrebbero depositato tantissimi soldi (il totale supera i 100 miliardi di euro) presso banche elvetiche onde evadere il fisco dei rispettivi Paesi. Come prevedibile, la corsa alla gogna mediatica è stata immediata: tutti, dagli interessati lettori fino agli inguaribili curiosi, altro non aspettavano se non la pubblicazione della lista completa di questi "vergognosi individui", così da potersi scatenare nel proverbiale “dagli all’untore”. Che poi effettivamente si tratti di reali evasori o di semplici cittadini in piena regola fiscale e bancaria su cui viene scaricata una montagna di ingiusta ignominia, poco importa. Ma è davvero giusto, giornalisticamente, comportarsi così? È la domanda che si sono posti presso la redazione de L’Espresso, in armonia con molte altre testate mondiali.
L’origine della vicenda. Giusto per rinfrescare la memoria, l’origine della questione sta in un elenco, redatto nel 2008 dall’informatico ed ex dipendente di HSBC Hervé Falciani, consegnato alle autorità finanziarie francesi e contenente una lunga serie di soggetti considerabili come possibili evasori fiscali in forza di conti correnti svizzeri sospetti. Naturalmente, è stato immediatamente coinvolto l’ICIJ, il Consorzio internazionali di giornalisti investigativi, quello che, per intendersi, già aveva fatto scoppiare la bomba “Luxleaks” quest’autunno, in merito ai benefici fiscali che lo Stato del Lussemburgo offrirebbe alle multinazionali che portano la propria sede nel piccolo Paese mitteleuropeo. All’interno del Consorzio collaborano alcune delle principali testate mondiali, come Le Monde, il Guardian o il New York Times, e, per quanto riguarda l’Italia, L’Espresso.
Proprio sul tavolo della redazione di quest’ultimo arrivò un corposo elenco di 7.499 nomi italiani presenti nella lista Falciani, titolari di denaro depositato presso HSBC pari a 7,5 miliardi di euro, tutti, sulla carta, evasi all’erario italiano. Quanto comodo, nonché portatore di incalcolabili vendite e click, sarebbe stato pubblicare indiscriminatamente la lista di questi nomi? Tantissimo, eppure, giornalisticamente, sarebbe stato un vero e proprio scempio, così come spiegato direttamente da Gianluca Di Feo (per leggere l'articolo completo qui) membro della testata italiana nonché dell’ICIJ.
La posizione de L’Espresso, spiegata da Di Feo. È vero, senza dubbio nella lista sono presenti diversi evasori fiscali, ma anche tanti semplici lavoratori transfrontalieri che pagano regolarmente le tasse allo Stato italiano, rappresentanti di società e fondazioni dai bilanci trasparenti e regolari, nonché eredi che hanno scoperto dell’esistenza del conto solo al momento della morte del padre. Tutti soggetti, insomma, che con l’evasione fiscale non hanno proprio nulla a che fare. Perché allora queste persone dovrebbero meritare di essere pubblicamente tacciati di un reato che non hanno commesso per il solo motivo della gloria giornalistica?
A L’Espresso è iniziato allora un lungo lavoro di ricerca, volto a rintracciare tutti i nomi citati e a verificare se, effettivamente, si tratta di soldi volutamente nascosti al fisco italiano. Di Feo parla di giorni di intenso lavoro, centinaia di mail e telefonate, tutto semplicemente, senza stare a scomodare l’indefinito concetto della Verità, per deontologia e dovere giornalistico. Che, molto semplicemente, significa raccontare le cose per quello che sono e non per quello che conviene che siano. Questa “operazione-trasparenza” ha coinvolto la maggior parte dei quotidiani membri dell’ICIJ, i quali hanno anch’essi deciso di sposare questa linea d’azione. Non è stato per nulla facile, secondo il racconto di Di Feo, poiché in molti casi le autorità finanziarie non hanno voluto collaborare, e il diritto alla privacy ha campeggiato come un onnipresente spettro per tutta la durata delle indagini. Il lavoro sta volgendo al termine, e presto L’Espresso pubblicherà i risultati della propria ricerca, ovvero un elenco di coloro che, in maniera chiara e accertata, sono effettivamente evasori fiscali, evitando il coinvolgimento di onesti lavoratori e cittadini. È questa senza dubbio un’iniziativa che merita un plauso, poiché a L’Espresso si è semplicemente deciso, al contrario di tanti altri, di fare i giornalisti.