Scintille tra il sindaco di Romano e la Provincia per il futuro scalo merci a Cortenuova
Nicoli è preoccupato, mentre via Tasso, Gori e il primo cittadino di Cortenuova fanno pressioni a Roma per avere il via libera
Sembra uno stallo alla messicana quello che si sta consumando fra Provincia, Ministero e alcuni comuni della Bassa sulla questione del trasferimento del polo intermodale da Bergamo a Santa Maria del Sasso, a Cortenuova, paese non troppo distante da Romano.
Lettera al Mit
Il sindaco di quest'ultimo paese, Sebastian Nicoli, aveva scritto una lettera aperta al presidente della Provincia Pasquale Gandolfi (entrambi esponenti del Pd) per evidenziargli le preoccupazioni circa l’arrivo di un insediamento di questo genere e per chiedere il massimo coinvolgimento del territorio. Nicoli, infatti, è da sempre uno degli amministratori locali più critici circa quello che sta avvenendo in Bergamasca - e in particolare nella Bassa - con la logistica.
Nel mentre è però comparsa un'altra lettera, questa volta firmata dal sindaco di Bergamo, da quello di Cortenuova e dal presidente della Provincia. La lettera è rivolta al Ministero e, come Gandolfi ha dichiarato a L'Eco di Bergamo, «sottolinea la necessità di avere uno scalo merci nel territorio provinciale per le attività produttive dopo che quello di Bergamo dal prossimo mese di agosto traslocherà a Rovato».
Il presidente ha anche aggiunto che la lettera intende chiedere «se il Mit sia interessato concretamente alla realizzazione di uno scalo merci nella nostra provincia. Circa il polo intermodale, si tratta di una proposta privata il cui progetto così come è stato proposto, secondo la Provincia, presenta delle lacune».
Rischio logistiche
Perché il sindaco di Romano sia tanto preoccupato da una questione che non tocca in modo diretto il suo paese può essere spiegato facilmente. Lo scalo merci viene visto solo come il preludio di un «hub intermodale di vastissime dimensioni da collocare nel territorio periferico al paese di Cortenuova».
Il problema, fondamentalmente, sono le logistiche e la paura che questo polo possa rappresentare un motivo di attrattività, senza, allo stesso tempo, risolvere il problema del trasporto delle merci, che solo in parte avverrà su ferro (Nicoli parla di un quaranta per cento), mentre la restante «sarà quindi ancora caricata sui camion che si andranno ad aggiungere a quelli che già intasano le nostre strade».