Lo scempio

Pianura in svendita e campagna devastata. Ma Provincia e industriali balbettano

Dal 2019 i capannoni si sono presi 250mila mq di terreno (come 50 campi da calcio). Nessuno fa niente ma il sindaco di Romano si ribella

Pianura in svendita e campagna devastata. Ma Provincia e industriali balbettano
Pubblicato:
Aggiornato:

di Paolo Aresi

La pianura bergamasca diventerà un unico, immenso insieme di capannoni della logistica? Cioè un insieme di capannoni che ospitano scatole, scatoloni e scatolette da portare in giro per la provincia e magari anche in una parte del Nord Italia. Pacchi e pacchetti da caricare e scaricare da camion e furgoni.

Il rischio lo stiamo correndo. Pensate che nello scorso biennio 2021-2022 sono arrivate quindici richieste per capannoni che occuperanno la bellezza di 145 ettari di terreno, come dire 145 stadi dell’Atalanta. Un territorio sterminato, per la maggior parte campagna dove non cresceranno più né grano, né mais, né cavolfiori. Cresceranno soltanto prefabbricati e scatoloni. Nel biennio precedente, 2019-2020 le richieste per realizzare luoghi di questo genere furono nove, per un totale di 104 ettari.

Il Centro Studi Lelio Pagani dell’Università di Bergamo su richiesta della Provincia ha cercato di fare il punto sul fenomeno prima che la devastazione diventi completa. I risultati sono stati presentati martedì 10 gennaio. Il presidente della Provincia, Pasquale Gandolfi, ha commentato: «Abbiamo i risultati della prima fase di studio, a marzo è previsto un secondo livello e a giugno porteremo qualcosa in Consiglio provinciale».

Che cosa porterà Gandolfi? Ci sarà modo di mettere un argine a uno sviluppo incontrollato che sta cambiando il volto della nostra pianura? La proliferazione di capannoni, il venire meno del terreno agricolo rappresentano un altro schiaffo all’ambiente, un altro passo verso il surriscaldamento dell’atmosfera e l’inquinamento atmosferico.

Ci si chiede: ma che fine ha fatto la legge regionale che blocca il consumo di suolo? È possibile che siano i sindaci a decidere, senza che gli enti sovraccomunali, a cominciare dalla Provincia, possano avere un reale e forte controllo su questo sviluppo?

Il più allarmato di tutti è il sindaco di Romano di Lombardia, Sebastian Nicoli, che - caso raro - riesce a parlare senza peli sulla lingua e dice a chiare lettere (...)

Continua a leggere sul PrimaBergamo in edicola fino a giovedì 19 gennaio, o in edizione digitale QUI

Seguici sui nostri canali