IPO 2023: procede l'incertezza dopo il crollo del 2022
Il 2022 è stato un anno decisamente nero per le IPO, con un crollo generalizzato che è arrivato a toccare dei picchi pari al -45% rispetto all'anno precedente. L'acronimo IPO è la sigla utilizzata per indicare le Initial Public Offering, ovvero le nuove quotazioni che si presentano sui listini delle Borse, e, dopo un'annata positiva, il 2022 ha fatto registrare una brusca battuta d'arresto. A soffrire maggiormente di questo crollo sono state le Borse europee e quelle americane, mentre l'andamento è stato leggermente meno negativo per quanto riguarda il Medio Oriente e il Nord Africa (+115%), grazie alle società che operano nel settore dell'energia. A livello mondiale, in ogni caso, il bilancio appare chiaro: secondo i dati forniti da EY Global Ipo trends 2022, sono stati raccolti circa 179,5 miliardi per un totale di 1.333 operazioni.
In Italia si è registrato il medesimo trend, con un -47% e solamente 26 IPO che hanno raccolto 1,4 miliardi. Ferretti (che produce yacht di lusso), De Nora (azienda che opera nel settore dell'idrogeno verde) e Technoprobe (che si occupa di controllo dei chip), hanno ricevuto rispettivamente 233 milioni di euro, 474 milioni e 700 milioni, sebbene occorre ricordare che lo sbarco di Techonoprobe risale a poco prima dello scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. Le opportunità per giocare in Borsa, in ogni caso, non sono mancate, grazie soprattutto alle società asiatiche, fra le quali si sono distinte in particolare la coreana LG Energy Solution, China Mobile e il big petrolifero Cnooc.
Le cause che hanno determinato il crollo
Il conflitto russo-ucraino in corso ormai da diversi mesi nell'est europeo, con il conseguente blocco delle esportazioni e con il relativo clima di incertezza che aleggia su molti paesi, sono fra le cause principali che hanno determinato il crollo delle IPO nel 2022, sebbene a pesare siano anche il forte rialzo dell'inflazione, l'aumento dei costi dell'energia e quello dei tassi d'interesse applicati dalle banche centrali europea ed americana. Proprio l'America si è caratterizzata per una marcata riduzione delle operazioni e il mercato delle IPO (al minimo da 13 anni a questa parte) riflette bene una situazione assai fosca.
Per quanto riguarda il mercato americano, poi, oltre al protrarsi della guerra in Ucraina e al rialzo dell'inflazione, a pesare è stata anche la decisione del Governo di Washington di vietare le quotazioni di aziende cinesi sulla Borsa statunitense; inoltre, gli USA hanno scontato il crollo dei fondi di private equity e di venture capital, la cui quotazione è diminuita, e delle Spac, le quali si trovano ora in una situazione di forte rischio liquidità.
Le previsioni per il 2023
L'andamento delle IPO nel 2023 appare caratterizzato da una forte dose di incertezza. Molte aziende, infatti, stanno aspettando di vedere come si evolverà la situazione a livello geopolitico: Eni, ad esempio, ha rinviato la quotazione di Plenitude e, secondo alcune indiscrezioni, prima dello sbarco in Borsa potrebbe subentrare un fondo che ne deterrebbe una quota. Ad attirare l'attenzione degli investitori è anche il progetto di dual listing portato avanti dal gruppo Prada. Quest'ultimo infatti, da anni è quotato sulla Borsa asiatica di Hong Kong e una potenziale capitalizzazione potrebbe valere circa 14 miliardi di euro. La stessa decisione potrebbe riguardare anche la storica azienda produttrice di yacht Ferretti, la quale è controllata per il 65% dalla società cinese Weichai.
Gli altri nomi caldi per un possibile debutto nel mercato delle IPO 2023 sono Italcer e Epta. Per quanto riguarda Italcer, è il fondo di private equity Mindful Capital Partner che spinge per far debuttare la società in Borsa nel secondo semestre del 2023, mentre Epta, dopo aver fatto a meno del suo ingresso nel 2022, potrebbe riprovarci nei mesi a venire. Satispay, invece, importante società che opera nel mondo fintech, ha già deciso di rimandare la sua quotazione almeno fino al 2024.