Un altro intervento senza precedenti al Papa Giovanni: 79enne operato da sveglio per un aneurisma
Livio Arioldi, ex muratore bergamasco, non poteva sottoporsi ad anestesia totale. Da qui la decisione dei dottori Pirrelli e Grazioli
Un altro intervento chirurgico senza precedenti, anche questa volta realizzato all'ospedale Papa Giovanni di Bergamo. Dopo il primo trapianto di polmone da persona in vita mai effettuato in Italia, eseguito il 17 gennaio, questa volta alla struttura cittadina è avvenuta la prima operazione per aneurisma all'aorta su paziente sveglio.
Niente anestesia totale
Protagonista dell'intervento (andato in scena il 22 febbraio ma reso noto solamente oggi, lunedì 6 marzo) è stato Livio Arioldi, ex muratore 79enne di Bottanuco con una grave patologia respiratoria, al quale durante una visita era stato trovato un aneurisma all'aorta addominale di oltre otto centimetri. L'uomo andava operato, ma le sue condizioni di salute non consentivano un'anestesia generale.
Da qui la decisione del dottor Stefano Pirrelli, direttore della Chirurgia vascolare, del dottor Lorenzo Grazioli, responsabile dell’Anestesia e della Rianimazione cardiochirurgica, e dei rispettivi team: provare l'intervento sottoponendo Airoldi "solamente" a una anestesia epidurale, dunque da sveglio. Una tecnica senza precedenti.
L'equipe che ha eseguito l'intervento
Da sinistra: Mario Mezapesa, Stefano Pirrelli e Lorenzo Grazioli con il paziente Livio Arioldi
Da sinistra: Mario Mezapesa, Stefano Pirrelli e Lorenzo Grazioli
Livio Arioldi
Livio Arioldi
A eseguire l'operazione è stata l’equipe composta, oltre che da Pirrelli, da Marco Fioruzzi, Gianmarco Zuccon e dallo specializzando Franco Ferrari. All’anestesia, invece, ci hanno pensato Grazioli, Mario Mezzapesa e gli specializzandi Clara Aiello e Giovanni Argiroffi. Per il lato infermieristico, a coordinare il tutto c'era Maria Berardelli, con l'aiuto di Nadia Sonzogni, Elisabetta Beghini, Giulia Leidi e Arianna Belloni. L'intervento è durato circa tre ore e poi il signor Airoldi è stato ricoverato un solo giorno in terapia intensiva.
Come ha spiegato Pirrelli, questo intervento dà una speranza a chi non può affrontare un trattamento endovascolare, che resta la prima opzione in situazioni di rischio.