Storie di bergamaschi rovinati dal gioco d'azzardo. Ma che poi sono riusciti a rinascere
Dopo il calo del Covid, i dati sono tornati a salire. Da noi la spesa è di oltre 1800 euro pro-capite, più della media nazionale
di Stefania Repola
Il dramma del gioco d’azzardo coinvolge tantissime persone in Italia e certo la Bergamasca non fa eccezione. Qui il fenomeno, dopo una diminuzione dovuta ai divieti imposti dal periodo del Covid, nell’ultimo periodo sta tornando a livelli preoccupanti.
Nell’ambito di Bergamo - che comprende il Comune capoluogo e quelli di Gorle, Orio, Ponteranica, Sorisole e Torre Boldone - i volumi mostrano una contrazione, nel 2020, del gioco fisico (ovvero macchinette e sale slot) dovuto essenzialmente al distanziamento imposto dalle norme contro la pandemia, ma i dati sono tornati a crescere: nel 2020 si parla di 117.282.857,66 euro; nel 2021 di 139.447.543,70 euro; 215.011.038,69 euro nel 2022.
L’importanza di fare rete
Per questo motivo il Comune di Bergamo, in collaborazioni con diverse realtà associative del territorio, sta mettendo in campo azioni di contrasto al fenomeno. L’assessora alle Politiche sociali Marcella Messina sottolinea l’importanza di partire dalla prevenzione: «Da tempo ormai “facciamo rete” contro il gioco d’azzardo in collaborazione con l’Ats, che è responsabile delle politiche di prevenzione della salute».
Difficile, precisa l’assessora, stilare l’identikit del giocatore tipo: il fenomeno riguarda sicuramente fasce d’età molto giovani, ma recentemente si è registrato un aumento tra le persone più anziane, spesso pensionante, che “tentano la fortuna” una volta e poi non riescono più a uscire dal vortice del gioco, compromettendo in molti casi l’andamento economico familiare (...)