Steve Pagliuca intervistato dalla Cbs: «Ecco perché abbiamo preso l'Atalanta»
Il numero uno dei Boston Celtics è tornato a parlare dei nerazzurri, a una tv americana, a poco più di un anno dal suo arrivo in Italia
di Fabio Gennari
Bella intervista del patron americano della Dea, Steve Pagliuca, al canale americano Cbs Sport. Ai vertici della Dea da poco più di un anno, l'uomo d'affari statunitense ha regalato anche qualche curiosità.
Mister Pagliuca, perché l’Atalanta?
«La famiglia Percassi è il grande motivo per cui ci siamo interessati all’Atalanta, li abbiamo conosciuti tramite un mio partner in Italia e ci siamo trovati bene. Stavano cercando di costruire un marchio a livello globale, partendo dal modello dei Celtics. Io ho origini italiane, mio nonno e mia nonna vengono dall’Italia e appena sono volato a Bergamo mi sono sentito subito a casa, la gente è incredibile e tutta la città vive per la squadra di calcio».
Cosa serve per colmare il gap tra l’Atalanta e le squadre top?
«La chiave è stato il fantastico lavoro che i Percassi hanno fatto con il settore giovanile. Ci sono oltre 400 ragazzi nell’accademia dai 6 ai 16 anni, questo per una città piccola come Bergamo è un investimento fondamentale. Una risorsa fantastica. Abbiamo anche un grande dipartimento di scouting a livello globale, hanno scovato giocatori come Hojlund e Lookman, che abbiamo acquistato. Pensiamo di poter competere con chiunque».
Qualche curiosità sulla firma di Hojlund?
«Sono andato con Luca Percassi e Lee Congerton e, quando ci siamo seduti, sua madre ha parlato del suo passato, raccontando che è stata una grande giocatrice di calcio. Ha giocato anche qui, nel New Hampshire, e ha molti amici. I Celtics stavano andando alla grande in quei giorni e quindi come parte dell’acquisto abbiamo offerto a madre e figlio biglietti per i Celtics non appena la stagione sarà finita. Hojlund è fisicamente notevole, quando l’ho incontrato a Graz sono rimasto sorpreso che avesse solo 19 anni perché ha un fisico più prestante di alcuni dei giocatori Nba. È alto 1,91 e il nostro scouting ha fatto un ottimo lavoro nell’identificarlo, volevamo davvero che venisse».
L’Atalanta e i dati statistici: come sono cambiate le cose?
«Quando siamo entrati nei Celtics non c’era il dipartimento delle statistiche. Abbiamo deciso di svilupparlo nel modo migliore per avere successo nella strategia e nell’acquisizione di giocatori. Stiamo replicando la stessa cosa con l’Atalanta. Penso che il lavoro di Luca e Lee Congerton sia stato davvero duro, Lee ha una grande esperienza dalla Premier League e Luca era un giocatore dell’accademia del Chelsea, sanno davvero cosa stanno facendo».
Cosa può dire del viaggio di Gasperini a Boston?
«Gasperini e tutto il team sono venuti qui e gli abbiamo regalato un pallone da basket dei Celtics autografato, che ha ora nel suo ufficio. Hanno assistito a una partita, lui si è seduto a bordo campo, proprio al centro dell’azione, e ha poi incontrato i nostri allenatori. Si sono confrontati, ci sono molte somiglianze su come sviluppare i giovani giocatori, come sfruttare il talento. Ci siamo confrontati, abbiamo avuto modo di divertirci imparando molto, entrambe le squadre ne hanno beneficiato, ma fondamentalmente lo schema è sempre lo stesso: duro lavoro, organizzazione, disciplina. Facciamo le stesse cose qui ai Celtics».
Com’è essere uno dei proprietari americani di una squadra di Serie A?
«Sono molto onorato, mi sento a mio agio. In un certo senso mi riporta al passato, al ricordo di mio nonno e quindi è molto emozionante quando vado in Italia. Abbiamo ancora dei parenti che vivono in montagna, in una città molto piccola. Non appena sono sceso dall’aereo è stato fantastico lavorare con la famiglia Percassi: hanno accolto mio figlio, la mia famiglia e tutto il nostro gruppo e c'è stato un meraviglioso lavoro di sinergia».
Ultima domanda: quanto sono speciali i tifosi a Bergamo?
«È incredibile, mi ricordano molto i tifosi dei Celtics. Si presentano in anticipo a ogni partita, cantano e tifano per tutto il tempo, qualunque cosa accada in campo. Ogni bambino a Bergamo quando nasce riceve subito una piccola divisa dell’Atalanta, quindi il club è davvero il tessuto del comunità. Atalanta e Bergamo sono un tutt'uno, i giocatori lo sentono, i tifosi lo sentono e ci godiamo ogni secondo quando siamo lì».