Il 18 marzo

Felice Perani, sopravvissuto al Covid: «In memoria della vittime andrò a pregare da solo»

Il sessantenne di Casnigo è scampato per miracolo dopo tre mesi di ricovero in Germania. «Sulla ricorrenza manca una riflessione»

Felice Perani, sopravvissuto al Covid: «In memoria della vittime andrò a pregare da solo»
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di Ettore Ongis

Felice Perani ha 60 anni ed è professore all’Isiss di Gazzaniga. Tre anni fa, colpito dal Covid, la morte se l’era venuto a prendere. Ricoverato al Papa Giovanni nei giorni più neri della pandemia in Bergamasca, fu trasferito alla clinica dell’Università di Lipsia, perché da noi l’ospedale era saturo.

Tre mesi di ricovero, di cui quindici giorni in coma farmacologico. Alla fine, si salvò e tornò a vivere nella sua Casnigo. A settembre 2020 fu il primo paziente sopravvissuto al Covid a incontrare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e quello tedesco Frank-Walter Steinmeier. «Qualcuno oggi, quando mi incontra, mi dice: “Che fortuna hai avuto nell’incontrare Mattarella”. Imbecille, l’ho incontrato perché sono vivo per miracolo».

Sono passati tre anni da quei giorni terribili, come sta?

«Senza farle la cartella clinica, le dico che non mi sento come prima del Covid. Vedo di meno, pur avendo subito operazioni agli occhi, sento di meno, le gambe mi fanno ancora male. E quando mi vesto devo appoggiarmi al tavolo perché perdo l’equilibrio».

Riesce a dormire?

«La notte continuo a sognarmi che sto combattendo o sto scappando perché qualcuno mi rincorre. Mai una volta che sogni di essere al mare a prendere il sole. Anche alcune immagini che vedo in televisione mi ricordano momenti vissuti in ospedale in Germania. In parole povere, non sono più quello di prima e penso che non riuscirò più a recuperare: mi è passata la voglia di fare tutto».

Domani, 18 marzo, è la Giornata dedicata alle vittime del Covid. Come vive da sopravvissuto questa ricorrenza?

«Io sono stato portato via il 17 marzo 2020 alle undici di sera e sono andato subito in coma. Quando penso a questa data mi commuovo perché sembra essere stata scelta apposta per me. Il 18 è un giorno simbolico e devastante, coincide con l’apice della pandemia».

Cerca di dimenticare o ci pensa ancora?

«Dimenticare è impossibile, ma da un lato cerco di rimuovere quei giorni, dall’altro è come se fossi nato due volte: la prima come figlio naturale di mia madre e la seconda grazie a quella madre putativa che è stata la Germania».

Avrà visto che in città e in tutti i paesi ci sono molte iniziative per ricordare quello che è successo. A quali parteciperà?

«Ufficialmente non sono stato invitato da nessuno, ma anch’io non ho fatto niente per partecipare o ricordare qualcuno. Non tutti sentono allo stesso modo questa ricorrenza (...)

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