Attimi di paura

Maxi rissa tra giovanissimi alla stazione di Bergamo: «È un'emergenza, serve intervenire»

Un lettore: «Erano una cinquantina di ragazzini, mia moglie ha provato a calmarli ma poi hanno ripreso. Non basta la repressione, bisogna assumere educatori»

Maxi rissa tra giovanissimi alla stazione di Bergamo: «È un'emergenza, serve intervenire»
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Continua a preoccupare la situazione legata alla sicurezza nella zona della stazione di Bergamo. Nonostante le promesse (mantenute) di più presidi e maggiori controlli da parte delle forze dell'ordine nell'area, purtroppo continuano anche a ripetersi episodi difficilmente tollerabili.

Lo conferma la lettera che ci ha inviato oggi, domenica 2 aprile, un lettore e che pubblichiamo di seguito.

«Gentile direttore, oggi ho assistito a un pestaggio nel piazzale della stazione: erano le 19, alcuni ragazzi di colore stavano picchiando altri due ragazzi, sempre di colore, e attorno c’erano una trentina di quindicenni, sedicenni, che anziché dividere i contendenti li incitavano, gridavano, ridevano. Fatti salvi un paio che si sono avvicinati a me e mia moglie e ci hanno implorato di intervenire.

Mia moglie si è buttata nella mischia con un coraggio che io non ho avuto, li ha calmati un attimo, ma poi quelli hanno ripreso il pestaggio. Allora siamo corsi dai poliziotti che osservavano la scena a settanta-ottanta metri di distanza, verso la stazione del tram delle Valli. Mi hanno risposto che stavano per intervenire, gli ho gridato di muoversi. Erano sette-otto agenti. I ragazzini saranno stati una cinquantina. Capisco la loro prudenza, ma non si poteva stare a guardare, perché quella non era una scazzottata tra due ragazzi, che ci sta, è normale fra adolescenti. No, quello era un pestaggio selvaggio.

Un brutto momento. Poi i poliziotti hanno riportato una relativa calma. In quei momenti ho visto tante persone “normali” che guardavano atterrite, ma nessuno che interveniva. Una mamma di probabili origini etiopi che dietro a me gridava agli agenti di fare qualcosa. Gli occhi di quei due quattordicenni (o quindicenni) forse di origine nordafricana che ci chiedevano di intervenire “perché se no finisce male”. L’incertezza degli agenti.

Egregio direttore, non si tratta di un episodio isolato: questa è un’emergenza della città. Bisogna intervenire in maniera decisa, tutti insieme, Comune, parrocchie, volontari, agenti di polizia: non basta la repressione. Qui bisogna assumere educatori di strada, bianchi e neri, che insieme vadano in mezzo a questi ragazzi e facciano un’opera profonda, di attenzione, per riportare le energie che questi giovani hanno da vendere a qualche cosa di buono, di costruttivo. In un alveo di civiltà.

Ho fatto un calcolo: con il milione e 400 mila euro donati dai privati e spesi dal Comune, o da spendere, per l’inaugurazione dell’anno di Capitale della Cultura e per l’opera lirica su Raffaella Carrà, avremmo assunto per tre anni trenta educatori di strada che, insieme agli agenti di polizia, avrebbero aiutato nella risoluzione di un problema vero, che riguarda ognuno di noi, il nostro futuro. E la nostra sicurezza di cittadini.

Non voglio essere polemico, mi limito a dire che dobbiamo pensare alle emergenze, ai problemi veri della città e che Bergamo rischia di diventare un po’ troppo una “Bergamo da bere”. Ebbene, questo delle baby gang è un problema vero, che se non verrà affrontato e arginato per tempo ci darà grandi dispiaceri. Alla faccia della Bergamo degli aperitivi.

La ringrazio per l’ospitalità».

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