I consigli di Laura Adele Feltri. Ecco perché la casa non è solo mattoni e cemento
Oltre le mura, le porte e le finestre, ci sono volti, colori e profumi. L'immobiliarista di Bergamo parla dei tanti significati della propria abitazione
di Paolo Bosio
Quando si pronuncia la parola “casa”, non ci riferisce solamente alle mura che ci contengono, ma a quello che questo termine suscita in noi nel suo sentire più profondo. Oltre le pareti, le porte, le finestre e un tetto ci si presentano alla mente volti, profumi, colori. Del resto, lo chiarisce bene la lingua inglese in cui esistono due parole per indicare “casa”: house e home, l’edificio e la casa nel senso affettivo, la casa che si carica di tanti significati simbolici anche in ciascun oggetto che contiene, nei dettagli. Ne abbiamo parlato con Laura Adele Feltri, agente immobiliare ed esperta degli argomenti che riguardano la casa.
La casa è simbolo di continuità, di memoria familiare che acquisisce un valore molto più alto di quello economico.
«È vero. E infatti quando ci si separa dalla propria famiglia d’origine per andare a vivere in una casa propria, ci si rende conto del passaggio fra due mondi, da un lato il nido, dall’altro il futuro. La casa diventa un contenitore di nuovo significato».
Una volta si usciva di casa perché ci si sposava. Oggi non è più così.
«Direi proprio di no. Oggi si esce di casa perché si va a studiare lontano. I giovani si accontentano di una stanza, dividono l’appartamento con dei coetanei. E questo comporta nuove abitudini e nuove regole rispetto alla casa genitoriale, regole da accettare e condividere con dei pari».
Una volta, le abitazioni più convenzionali avevano stanze grandi, corridoi lunghi, balconi o balconcini, in cortili affollati o case di ringhiera.
«Nelle case di un tempo era importante il discorso della comunità, negli edifici a ringhiera tutto era aperto, per andare nella tua abitazione passavi davanti a quella di altre famiglie e spesso l’uscio era aperto o fatto a vetri nella parte superiore. Il condominio ha portato una chiusura, la scala è interna, i pianerottoli spesso scuri e silenziosi, le porte blindate, ogni famiglia risulta sola. Credo che nelle villette, comprese quelle a schiera, il discorso di indipendenza della famiglia diventi ancora più forte: spesso non c’è nemmeno una porta principale di accesso comune, non c’è più il “portone”, ognuno ha il suo ingresso. E ognuno ha il suo orticello. E ogni casa ha la sua autonomia termica».
Le case sono un luogo da personalizzare.
«Sì, certo. Ci si può avvalere dell’aiuto di un interior designer, di un architetto o di un arredatore che cerca di studiare la migliore disposizione interna di mobili, quadri, luci e complementi d’arredo con giusti colori e linee. L’architetto aiuta il padrone di casa a individuare le soluzioni migliori secondo le sue esigenze, il suo gusto».
Dunque nell’abitazione ci si identifica. Per questo quando si torna a casa la sera si avverte un senso di consolazione.
«Sì, ed è una funzione davvero importante perché incide sul nostro stato psicologico, su come ci sentiamo, sul nostro morale».
La casa si evolve, cambia a secondo dei momenti cruciali che si vivono?
«Un esempio concreto è quello dell’ampliamento di una famiglia con l’arrivo dei figli. Anche la scelta di un animale domestico può incidere sulle opzioni abitative, per esempio riguardo alla presenza di un giardino o meno. E poi ci sono le abitudini che cambiano, la situazione lavorativa... Se fai tanto lavoro a casa è magari necessario uno studio».
Generalizzando, secondo lei cosa rappresenta la casa per un italiano ?
«Continua, in ogni caso, a rappresentare un bene rifugio e uno specchio della propria identità per l’83 per cento degli italiani; sia che si tratti di vivere soli, in famiglia o con gli amici. Ricordo che da un altro sondaggio il 54,5 per cento degli italiani vorrebbe aiutare figli o nipoti ad acquistare la prima casa, perché l’immobile di proprietà in Italia resta un valore di sicurezza economica ed esistenziale. C’è però da aggiungere che tra i giovani c’è una tendenza maggiore verso gli affitti, forse per la considerazione diversa che hanno della realtà, dell’importanza e della necessità del cambiamento».
Per concludere, esiste ancora una funzione prevalente della casa che è riconosciuta dalla maggior parte delle persone, anche se sembra sia in atto una modificazione?
«Il nostro modo di vivere la casa è rappresentativo del nostro vissuto psichico. Pensiamo a chi è disordinato, oppure a chi è ossessionato dalla pulizia, chi vuole sempre ospiti, e li vuole stupire o chi deve avere sempre tutto in ordine... In ogni caso, è evidente che l’importanza del “sentirsi a casa” nella propria abitazione, è comunque importante per chiunque».