Tribunale dei Ministri di Brescia

Inchiesta Covid, archiviazione per Fontana e Gallera. La rabbia dei familiari delle vittime

Conservata solo l'accusa di rifiuto d'atti d'ufficio (da cui è escluso il governatore). Gli avvocati dei parenti annunciano azioni in varie sedi

Inchiesta Covid, archiviazione per Fontana e Gallera. La rabbia dei familiari delle vittime
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Archiviata dal Tribunale dei ministri di Brescia la posizione del governatore lombardo Attilio Fontana, dell'ex assessore regionale al Welfare Giulio Gallera e di altri undici indagati a vario titolo, per epidemia e omicidio colposi, nell'inchiesta aperta a suo tempo dalla Procura di Bergamo, sulla gestione della prima ondata pandemica.

I giudici, come riportato oggi (lunedì 24 luglio), hanno accolto la richiesta avanzata dalla Procura di Brescia e hanno conservato, rimandando gli atti, unicamente l'accusa di rifiuto d'atti d'ufficio: questa riguarda la non applicazione del piano antinfluenzale del 2006 ed è a carico di Silvio Brusaferro, Angelo BorrelliClaudio D'Amario come tecnici, oltre a Gallera e l'ex direttore generale dell'assessorato Luigi Cajazzo.

«Una ventata di verità, per me e per chi con me ha lottato in prima linea contro il Covid. Su questa indagine una certa parte politica ha costruito per anni una campagna di vero e proprio odio contro la Lombardia e contro il nostro operato - ha dichiarato Fontana -. Nelle pagine della sentenza di archiviazione - conclude il governatore - vedo smontate molte delle troppe "bufale" costruite ad arte su quei mesi drammatici, che hanno sconvolto le nostre comunità e provocato un immenso dolore a tante famiglie».

La reazione dell'associazione dei familiari vittime

«Non possiamo che essere sconcertati per quanto il sistema giustizia in Italia stia facendo nei confronti dell’inchiesta della Procura di Bergamo - ha dichiarato l'Associazione familiari vittime Covid 19 -. Dopo Conte e Speranza, apprendere che è stato archiviato anche Attilio Fontana e alcuni dei funzionari e tecnici coinvolti ci lascia basiti: nessuno dovrà rispondere del perché non sia stata fatta la zona rossa in Bergamasca e del perché non si siano prese tutte le altre misure di prevenzione previste dalle leggi italiani ed europee. Noi continueremo nel nostro percorso di denuncia e memoria, perché siamo certi che le morti dei nostri cari siano state causate dalle omissioni a livello governativo e regionale. Per noi comunque non sono scagionati: restano colpevoli di morti che si potevano evitare».

Il commento dei legali dei familiari

Un commento arriva anche dai legali dei familiari, che fanno sapere agiranno in sedi diverse: «Lascia perplessi questa ordinanza - ha commentato l'avvocato Consuelo Locati -, di fatto valuta come sussistenti le responsabilità per la mancata attuazione del piano pandemico nazionale e del piano di prevenzione regionale, indispensabili per tutelare la salute collettiva, ma allo stesso tempo ritiene di archiviare tutta l'indagine».

Locati allude, in particolare, alle disposizioni nel documento in merito a ricognizione sui dispositivi di protezione individuale, censimento posti letto di Terapia intensiva, laboratori in grado di processare tamponi, mancate scorte di reagenti e di tamponi. «Qualora all'esito di un procedimento penale dovessero essere confermate responsabilità di questo genere, i soggetti sarebbero comunque esenti da qualsivoglia sentenza, in quanto le loro posizioni sono già state oggetto di archiviazione. La prevenzione in Italia non esiste e non è responsabilità di alcuno attuare quanto previsto né, a questo punto, il mancato ottemperamento della decisione del parlamento Europeo (la 1082/2013) in materia di prevenzione sanitaria e di attuazione del Regolamento sanitario internazionale».

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